[XXXIV] pag. 174. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 6 Filosofia e psicologia integrale – 6.2: I quattro quadranti della manifestazione.

6.2 I quattro quadranti della manifestazione

Grazie alla visione integrale si è evidenziato il problema del riduzionismo materiale che predominò il paradigma antico e si è trovato un modo semplice di rovesciarlo. Tutti i sistemi suddetti si aggiustano o sono riflessi in quattro principi generali. Con il tempo si è reso evidente che queste quattro categorie raffigurano l’interno e l’esterno dell’individuale e dell’intero. Nel diagramma seguente, che rappresenta tali principi, la metà superiore è individuale, la metà inferiore è comunitaria o collettiva, la metà sinistra è l’interno (soggettivo, la coscienza) e la metà destra è l’esterno (oggettivo, il materiale).

Figura 12. I quattro quadranti della manifestazione

Quindi, il quadrante superiore sinistro rappresenta l’interno della persona, l’aspetto soggettivo della coscienza o la consapevolezza individuale. Il quadrante superiore sinistro include tutto lo spettro della coscienza così come si manifesta in un individuo, dalle sensazioni corporali alle idee mentali nell’anima e nello spirito. Lo psicografico integrale è un diagramma di questo quadrante. Il linguaggio di questo quadrante è quello del “Sè”: espressioni in prima persona del flusso interno della coscienza.

Il quadrante superiore destro rappresenta le correlazioni oggettive o esterne degli stati interiori della coscienza. Senza preoccuparci, per adesso, della relazione esatta tra la mente interiore e il cervello oggettivo, si può semplicemente segnalare che entrambi sono, almeno, intimamente connessi. Gli investigatori che studiano questo quadrante si focalizzano sui meccanismi del cervello, i neurotrasmissori e i calcoli organici che supportano la coscienza – neurofisiologia, scienza cognitiva, psichiatria biologica, ecc. -. Il linguaggio di questo quadrante è quello del “lui” (lui-linguaggio): terza persona che spiega e espone i fatti scientifici sull’organismo individuale.

Ma gli individui non sono mai soli; ogni essere è un essere nel mondo. Le persone sono sempre parte di un intero, e in esso esistono gli “interiori” e gli “esteriori”. Questi si trovano nei quadranti inferiori sisnistro e inferiore destro, rispettivamente. Il quadrante inferiore sinistro rappresenta l’interiore della collettività, o i valori, significati, visioni del mondo e dell’etica che sono condivisi per un gruppo di persone. Il linguaggio di queso quadrante è quello del “noi” (noi-linguaggio): seconda persona o “linguaggio io-tu”, che comporta comprensione reciproca, giustizia e bontà. In poche parole, “come io e te ci incarichiamo di andare d’accordo”. Questo è il quadrante della cultura.

Ma quest’ultima non esiste solo come idee immaginarie degli interiori. Così come la coscienza individuale è in qualche modo ancorata al mondo delle forme materiali e oggettive – come il cervello -, nello stesso modo tutte le componenti culturali sono ancorate alle forme istituzionali, materiali ed esteriori che appartengono al quadrante inferiore destro. Questi sistemi sociali includono istituzioni materiali, formazioni geopolitiche, così come le forze della produzione. Dovuto a questi fenomeni oggettivi, il linguaggio di questo quadrante, come quello dell’individuale oggettivo, è quello del “lui” (lui-linguaggio).

Siccome i quadranti superiore e inferiore destri sono gli oggettivi, possono essere trattati come un denominatore comune. Questo significa che i quattro quadranti si possono racchiudere nei “Tre Grandi” del sè, del noi e del lui. Oppure l’estetica del “Sè”, la morale del “noi” e il “lui” della scienza.

In altre parole, i quattro quadranti sono in realtà la base della differenziazione moderna delle sfere di valore dell’arte, della morale e della scienza. Laddove la pre-modernità tendeva a non differenziare chiaramente i tre grandi ambiti, la modernità lo ha fatto, lasciando ciascuno libero di perseguire la propria strada. Questa differenziazione fa parte della dignità della modernità, che ha permesso a ciascun ambito di perseguire le proprie verità, facendo scoperte sorprendenti e di vasta portata che trovano d’accordo anche i critici più severi e che stabiliscono una chiara linea di distinzione tra modernità e pre-modernità.

Ma c’è qualcos’altro che ha differenziato definitivamente le due fasi. La differenziazione dei Tre Grandi è stata portata troppo in là nella sua dissociazione, e questo ha portato a una scienza imperialista che domina le altre sfere e sostiene che esse non possiedono una realtà intrinseca, di per sé. La conoscenza si ridusse così allo “scientismo” o materialismo scientifico, a una visione unidimensionale dell’uomo e al disincanto nei confronti del mondo. La mente, l’anima e lo Spirito sono stati lasciati indietro.

Sembra quindi che la pre-modernità avesse almeno una grande forza che mancava alla modernità: riconosceva la Grande Catena dell’Essere, che è fondamentalmente una mappa generale delle potenzialità umane superiori. Ma la premodernità aveva anche almeno una grande debolezza: non differenziava completamente le diverse sfere di valore a nessuno dei livelli della Grande Catena. In questo modo, tra l’altro, si ostacolava l’indagine scientifica oggettiva dello spettro; si consideravano universalmente valide specifiche espressioni culturali della Grande Catena e i precetti morali raccomandati a tutti rimanevano legati a quelle limitate espressioni culturali.

Il lavoro da fare, quindi, sembra essere quello di prendere i punti di forza della pre-modernità e della modernità e di eliminare le loro debolezze.

Un obiettivo che potrebbe essere valido sarebbe quello di integrare le verità durature degli approcci premoderni e moderni alla psicologia e alla coscienza. Come già spiegato, l’essenza della visione del mondo premoderna è la Grande Catena dell’Essere, mentre quella della modernità è la differenziazione tra le sfere di valore dell’arte, della morale e della scienza. Pertanto, per integrare premodernità e modernità si dovrebbe integrare la Grande Catena con le differenziazioni della modernità. Ciò significa che ciascuno dei livelli della Grande Catena tradizionale deve essere attentamente differenziato secondo i quattro quadranti. Questo rispetterebbe sia la tesi centrale della spiritualità antica – cioè la Grande Catena – sia la rivendicazione centrale della modernità – cioè la differenziazione delle sfere di valore – e potrebbe fornire la base per passare a una psicologia più integrale.

Tale integrazione può essere rappresentata in modo molto semplice, come nella figura sottostante, dove ciascuno dei livelli della Grande Catena è differenziato secondo i quattro quadranti.

Ma a differenza della modernità, che ha negato i livelli superiori, i quattro quadranti intendono includere tutti i livelli, dal corpo alla mente, dall’anima allo spirito. Inoltre, a differenza della pre-modernità, tutti i quadranti sono inclusi in ciascuno dei livelli, invece di fonderli indiscriminatamente.

Figura 13. Presa da “Una breve storia di tutte le cose”, Ken Wilber

Nasce così l’obiettivo di una psicologia integrale: il coordinamento e l’integrazione dei risultati della ricerca attraverso tutti i livelli e i quadranti. Il punto essenziale dell’approccio integrale è che per una comprensione completa di qualsiasi quadrante, esso deve essere analizzato nel contesto di tutti gli altri.

Questa integrazione, “tutti i livelli, tutti i quadranti”, è stata negata alla pre-modernità – che era tutti i livelli, ma non tutti i quadranti – e anche alla modernità – che era tutti i quadranti, ma non tutti i livelli. La modernità, nella sua comprensibile ansia di correlare tutte le realtà soprannaturali, “metafisiche”, con le realtà “empiriche” del mondo – un programma legittimo, poiché tutti gli eventi sul lato sinistro hanno correlazioni sul lato destro – ha involontariamente “trasformato” tutti gli interiori in esteriori, rompendo così l’armonia vitale; perché è altrettanto sbagliato ridurre tutto all’interiore che all’esteriore.

Un approccio integrale al Cosmo consisterebbe nell’indagare tutti i livelli e le linee in tutti i quadranti, senza tentare di ridurre nessuno di essi agli altri in modo ingiustificato. Si osserva che tutte le entità o gli oloni dei quadranti di destra hanno una “posizione semplice”. Esse e le loro estensioni sono osservabili attraverso i sensi.

Rocce, villaggi, organismi, ecosistemi, pianeti, ecc. sono visibili. Al contrario, nessuno degli oloni dei quadranti di sinistra ha una posizione semplice. Sentimenti, concetti, stati di coscienza, illuminazioni interiori, valori culturali, ecc. non possono essere visti scorrere nel mondo esteriore. Nessuno di questi esiste nello spazio fisico o sensomotorio, ma in quello emotivo, concettuale, spirituale, di comprensione reciproca, di valori e significati condivisi, ecc. Sebbene abbiano dei correlati nel mondo fisico oggettivo, non possono essere “ridotti” ad esso senza distruggere completamente la loro essenza.

Di seguito sono riassunti alcuni dei principi che possono spiegare gli alti e bassi della manifestazione della coscienza e che sono necessari per l’evoluzione culturale secondo l’approccio integrale.

Man mano che la coscienza si evolve e si manifesta, ogni fase risolve o attenua i problemi della fase precedente, ma aggiunge i problemi del nuovo stato. Poiché l’evoluzione, in tutti i campi, opera attraverso un processo di differenziazione e integrazione, ogni nuovo e più complesso livello comporta problemi non presenti nei livelli precedenti.

Più stadi ci sono nell’evoluzione, maggiore è la profondità del Cosmo, più le cose possono andare male.

Pertanto, l’evoluzione comporta intrinsecamente l’introduzione di nuove possibilità, meraviglie e glorie ad ogni stadio, ma queste sono sempre accompagnate da nuove paure, problemi e disastri. Qualsiasi resoconto equilibrato della storia è una cronaca delle nuove meraviglie e dei nuovi sconvolgimenti che si sono sviluppati nell’evoluzione della coscienza.

Proprio perché l’evoluzione procede lungo un processo di differenziazione e integrazione, a ogni stadio qualcosa può andare storto – più il Cosmo è profondo, più possono comparire disturbi. E, come abbiamo visto, una delle forme più frequenti di patologia evolutiva si verifica quando la differenziazione si spinge troppo in là nella dissociazione, sia ontogeneticamente – in termini di nascita e sviluppo dell’individuo – sia filogeneticamente – in termini di nascita e sviluppo della specie. Nell’evoluzione umana, ad esempio, una cosa è differenziare mente e corpo e un’altra è dissociarli; una cosa è differenziare la cultura dalla natura e un’altra è dissociarle. La differenziazione è il preludio dell’integrazione, mentre la dissociazione è il preludio della decomposizione….

L’evoluzione umana, come l’evoluzione ovunque, è caratterizzata da una serie di importanti differenziazioni, assolutamente normali e cruciali per l’evoluzione e l’integrazione della coscienza. Per esempio, una ghianda diventa una quercia solo grazie alla differenziazione. Ma in ogni fase queste differenziazioni possono sconfinare nella dissociazione, trasformando la crescita in cancro, la cultura in incubo e la coscienza in agonia. Qualsiasi resoconto equilibrato della storia è una cronaca non solo delle necessarie differenziazioni dell’evoluzione della coscienza, ma anche delle dissociazioni e delle distorsioni patologiche che troppo spesso si sono verificate.

È inoltre necessario sottolineare la differenza tra trascendenza e repressione. Dire che l’evoluzione avanza per differenziazione e integrazione significa dire che lo fa cercando la trascendenza e l’inclusione. Ogni stadio include i suoi predecessori, e poi aggiunge le proprie qualità definitorie ed emergenti: trascende e include.

Ma a volte, in modo patologico, la dimensione superiore non trascende e include, bensì trascende e reprime, cioè nega, distorce e interrompe. Ogni nuovo stadio superiore ha esattamente questa scelta: trascendere e includere, proteggere, integrare, onorare e rispettare, oppure trascendere e reprimere, negare, antagonizzare e opprimere.

Occorre inoltre distinguere tra gerarchia naturale e gerarchia patologica. Nel corso del processo evolutivo, ciò che è “tutto” in un determinato momento diventa “parte” del tutto al livello successivo: atomi interi diventano parte di molecole, molecole intere diventano parte di cellule, e cellule diventano parte di organismi… Come già visto, ogni elemento del Cosmo è un tutto/parte, un olone che esiste in una gerarchia annidata o olarchia, e che aumenta in interezza e olismo.

Ma ciò che trascende può reprimere e le gerarchie naturali possono degenerare in gerarchie patologiche di dominio. In questi casi, un olone arrogante non vuole essere sia intero che parte, ma vuole solo essere intero. Non accetta di essere parte di qualcosa di più grande di sé, né di partecipare alla comunione dei suoi simili, ma cerca di dominare col proprio carattere. In questo modo, il potere sostituisce la comunione, il dominio la comunicazione e l’oppressione la reciprocità.

D’altra parte, le strutture superiori possono essere dominate da impulsi infeyriori. Il tribalismo, se lasciato a sè stesso, è relativamente benigno, semplicemente perché i suoi mezzi e le sue tecnologie sono più o meno innocui. Il problema è che le tecnologie avanzate della razionalità, quando vengono dirottate dal tribalismo e dai suoi impulsi etnocentrici, possono essere devastanti.

Lascia un commento