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Indice

Sommario

Prefazione dell’autore ……………………………………………………..9

Introduzione: un cambiamento di contesto …………………….17

Capitolo 1. Una nuova visione del cosmo e della persona …29

1.1 L’evoluzione della fisica …………………………………………….29

1.2 Come la scienza attuale vede il cosmo? ………………………38

1.3 L’universo è olografico? …………………………………………….57

1.4 L’effetto “osservatore” nella fisica quantistica …………..61

1.5 La causalità dall’alto verso il basso ……………………………66

Capitolo 2. L’essere umano nel nuovo paradigma ……………77

2.1 Siamo un’anima in evoluzione …………………………………..77

Capitolo 3. I livelli della coscienza …………………………………103

3.1 I livelli della coscienza ……………………………………………..103

3.2 La felicità e il livello della coscienza …………………………114

3.3 Una descrizione più dettagliata dei livelli post-razionali …116

3.4 Alcuni esempi di come il comportamento umano si

manifesta attraverso i diversi livelli della coscienza ……..127

3.5 Le linee di crescita ………………………………………………..131

Capitolo 4. Lo sviluppo della linea cognitiva ………………….137

4.1 Il livello arcaico ……………………………………………………..138

4.2 Il livello magico …………………………………………………….138

4.3 Il livello mitico ………………………………………………………139

4.4 Il livello razionale ……………………………………………………141

4.5 La visione logica …………………………………………………….142

4.6 Il livello psichico …………………………………………………..144

4.7 Il livello sottile ………………………………………………………..146

4.8 Il livello causale ………………………………………………………148

4.9 Il livello non-duale …………………………………………………..151

Capitolo 5. La coscienza e la sua manifestazione: tre possibilità …153

Capitolo 6. Filosofia e psicologia integrale ………………………..167

6.1 La natura olonica della realtà …………………………………167

6.2 I quattro quadranti della manifestazione ……………….174

6.3 Lo sviluppo psicologico deve essere completato

prima di iniziare quello spirituale? …………………………………………183

Capitolo 7. Religione e spiritualità nel nuovo paradigma ………………185

7.1 Oggi è possibile una maggiore convergenza tra le varie religioni? …196

Capitolo 8. Verifica …………………………………………………………205

8.1 I tre occhi della conoscenza. Niente più errori categorici …205

PARTE II ……………………………………………………………………….211

Introduzione ………………………………………………………………..211

Capitolo 1. Le leggi dell’universo …………………………………..215

1.1 La legge della natura ………………………………………………..220

1.2 La legge dell’armonia ……………………………………………….221

1.3 La Legge della Corrispondenza ………………………………..223

1.4 La Legge dell’Evoluzione ………………………………………….226

1.5 La Legge della Polarità ……………………………………………..231

1.6 La Legge della Manifestazione ………………………………….232

1.7 La Legge dell’Amore ………………………………………………..232

Capitolo 2. Applicazione pratica delle Leggi nella vita quotidiana …235

2.1 La legge dell’avvertimento ………………………………………235

2.2 La legge dell’opportunità …………………………………………236

2.3 La legge del due ……………………………………………………….237

2.4 La legge del tre ……………………………………………………….238

2.5 La legge dei vasi comunicanti …………………………………239

2.6 La legge di causa ed effetto ………………………………………241

2.7 La legge della saturazione ……………………………………….241

2.8 La legge della generazione ……………………………………….242

2.9 La legge della compensazione …………………………………..243

2.10 La legge della condivisione …………………………………….243

2.11 La legge dell’affinità ……………………………………………….244

2.12 La legge delle lacune ……………………………………………..244

2.13 La legge della comprensione …………………………………244

Capitolo 3. Le dimensioni superiori e il rapporto umano con esse ……..247

3.1 Le onde di trasmissione …………………………………..…….247

3.2 La variabile dimensionale ………………………………………249

3.3 Le dimensioni della materia fisica ……………….………….251

3.4 I piani dimensionali non fisici ………………………….……..251

3.5 La grazia ………………………………………………………..……..253

3.6 L’esperienza personale del miracolo. Agire nel Nuovo Paradigma …254

Capitolo 4. Tutto ciò che accade è perfetto e necessario ..259

4.1 Accettazione, realtà e pace interiore; il problema della sofferenza …260

4.2 L’energia vitale e la zona di luce…………………………..….272

4.3 L’energia vitale, la pace interiore e la comprensione ..275

4.4 Il potere della rinuncia; imparare a lasciar andare e a perdere la propria agenda…………………………………….…….286

4.5 Libertà, rispetto e desensibilizzazione ……………………290

Capitolo 5. Il cambiamento di pensiero ………………..………297

5.1 Dematerializzazione: identificazione con l’anima o con l’ego …307

5.2 La nuova comprensione …………………………………………313

5.3 Da intrattenimento vs. introspezione a intrattenimento

“con”. introspezione all’intrattenimento “con” l’introspezione …317

5.4 Depolarizzare la mente ……………………………………….…319

5.5 Porsi come “testimone”, non come “soggetto” ………..324

5.6 Ripulire la mente inconscia ……………………………………326

Capitolo 6. Assumere la vita ………………………………………..331

6.1 Responsabilità personale ………………………………..……..335

6.2 Destino, missione e funzione ……………………………..…..340

6.3 Cultura …………………………………………………..…………….345

6.4 Accordo e conciliazione …………………………………………347

6.5 Venire a patti …………………………………………………………358

6.6 Cos’è la morte? ………………………………………………………362

Capitolo 7. Le relazioni umane nella Nuova Visione ……….367

7.1 Lo scopo e la funzione delle relazioni ……………371

7.2 Le zone del campo mentale ……………………………………..375

7.3 Cosa serve per costruire relazioni altamente soddisfacenti …377

7.4 Dare valore al risultato dell’amore …………………..379

7.5 Le relazioni d’amore …………………………………………….382

7.6 Le relazioni di destino e le relazioni consapevoli …..384

7.7 Il sentiero dell’amore ………………………………………386

7.8 Le chiavi dell’amore nelle relazioni …………………..391

7.9 Conclusioni ……………………………………………………….393

Capitolo 8. Incondizionatezza e Abbondanza ……………397

Capitolo 9. Servizio ……………………………………………………..411

9.1 Il servizio come informazione ……………………………….411

9.2 Il servizio come azione ………………………………………..412

9.3 Le regole del servizio ………………………………………….414

9.4 Vivere il servizio: i maestri ………………………………..415

9.5 La verità per l’insegnamento spirituale …………………418

9.6 L’idoneità al servizio …………………………………………….420

Capitolo 10. La pratica integrale nel nuovo paradigma.

La pratica integrale nel nuovo paradigma. I tre pilastri della crescita …425

10.1 La pratica spirituale o gestione dell’energia.

La preghiera aumenta l’energia vitale ………………426

Capitolo 11. Il concetto di Dio e la realizzazione personale di Dio …………………………………………………………….437

Capitolo 12. Abbiamo bisogno di un Maestro? ……………….443

Conclusione ………………………………………………………………….453

Bibliografia …………………………………………………………………..457

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Texto original del libro:

Contenido

Prólogo del autor ……………………………………………………………….9

Introducción: Un cambio de contexto ………………………………17

Capítulo 1. Una nueva visión del Cosmos y la persona ……..29

1.1 La evolución de la física …………………………………………29

1.2 ¿Cómo ve la ciencia actual el Cosmos? ………………….38

1.3 ¿Es el Universo holográfico? ………………………………….57

1.4 El efecto “observador” en la física cuántica …………….61

1.5 La causalidad descendente ……………………………………66

Capítulo 2. El ser humano en el Nuevo Paradigma ……………77

2.1 Somos un alma en evolución …………………………………77

Capítulo 3. Los niveles de consciencia ……………………………103

3.1 Los niveles de consciencia ……………………………………103

3.2 Felicidad y nivel de consciencia ……………………………114

3.3 Descripción más detallada de los niveles posracionales …116

3.4 Algunos ejemplos de cómo se manifiesta el comportamiento

humano a través de los distintos niveles de consciencia …127

3.5 Las líneas de crecimiento ……………………………………..131

Capítulo 4. El desarrollo de la línea cognitiva ………………….137

4.1 El nivel arcaico ……………………………………………………..138

4.2 El nivel mágico …………………………………………………….138

4.3 El nivel mítico ………………………………………………………139

4.4 El nivel racional ……………………………………………………141

4.5 La visión lógica …………………………………………………….142

4.6 El nivel psíquico …………………………………………………..144

4.7 El nivel sutil ………………………………………………………….146

4.8 El nivel causal ………………………………………………………148

4.9 El nivel no-dual …………………………………………………….151

Capítulo 5. La consciencia y su manifestación: tres posibilidades …153

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[Inclusa nella prefazione] Pag. 14. La lettera che “probabilmente” scrisse Albert Einstein a sua figlia. Se anche non fosse sua, merita il riconoscimento al valore universale che contiene (+ testo originale, texto original).

Alicante novembre 2022

La veridicità della sua provenienza non è stata effettivamente confermata, ma se non è dello scienziato, merita di esserlo.

Esiste una forza estremamente potente per la quale la scienza non ha ancora trovato una spiegazione formale. È una forza che include e governa tutte le altre, ed è addirittura alla base di ogni fenomeno che opera nell’Universo, anche se non è stata ancora identificata da noi. Questa forza universale è l’Amore.

Quando proposi la teoria della relatività, ben pochi mi capirono, e anche ciò che ora ti rivelerò per trasmetterlo all’umanità incontrerà l’incomprensione e i pregiudizi del mondo. Ti chiedo, tuttavia, di custodirlo per tutto il tempo necessario: anni, decenni, fino a quando la società non sarà sufficientemente progredita da abbracciare ciò che ti spiegherò di seguito.

Quando gli scienziati cercavano una teoria unificata dell’Universo hanno dimenticato la più invisibile e potente di tutte le forze.

L’amore è luce, perché illumina chi lo dà e chi lo riceve; l’amore è gravità, perché fa sì che alcune persone si sentano attratte da altre; l’amore è potenza, perché moltiplica il meglio che abbiamo e permette all’umanità di non estinguersi nel suo cieco egoismo; l’amore rivela e svela; attraverso l’amore viviamo e moriamo; l’amore è Dio e Dio è amore.

Questa forza lo spiega tutto e dà un senso, a lettere maiuscole, alla vita. È la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo, forse per paura, perché è l’unica energia dell’Universo che l’uomo non ha imparato a gestire a suo piacimento.

Per rendere visibile l’Amore, ho fatto una semplice sostituzione nella mia equazione più famosa. Se invece di E=mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo può essere ottenuta attraverso l’Amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato, arriveremo alla conclusione che l’Amore è la forza più potente che esista, perché non ha limiti.

Dopo il fallimento dell’umanità nell’utilizzare e controllare le altre forze dell’Universo, che si sono rivoltate contro di noi, è urgente alimentarsi con un altro tipo di energia. Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se vogliamo trovare un senso alla vita, se vogliamo salvare il mondo e che ogni essere senta di abitarlo, l’Amore è l’unica e ultima risposta.

Forse non siamo ancora pronti a costruire una bomba d’amore, un dispositivo abbastanza potente da distruggere tutto l’odio, l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta. Tuttavia, ogni individuo porta dentro di sé un piccolo ma potente generatore d’Amore, la cui energia attende di essere liberata.

Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, cara Lieserl, vedremo che l’amore vince tutto, trascende tutto e può tutto, perché è la quintessenza della vita.

Mi dispiace profondamente di non averti potuto esprimere quello che c’è nel mio cuore, che ha battuto silenziosamente per te in tutta la mia vita. Forse è troppo tardi per chiederti perdono; ma poiché il tempo è relativo, ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te ho raggiunto la risposta definitiva.

Tuo padre, Albert Einstein.”

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Texto original del libro:

«Cuando propuse la teoría de la relatividad, muy pocos me entendieron, y lo que te revelaré ahora para que lo transmitas a la Humanidad también chocará con la incomprensión y los prejuicios del mundo. Te pido, aun así, que la custodies todo el tiempo que sea necesario: años, décadas, hasta que la sociedad haya avanzado lo suficiente para acoger lo que te explico a continuación.

Hay una fuerza extremadamente poderosa para la que hasta ahora la ciencia no ha encontrado una explicación formal. Es una fuerza que incluye y gobierna a todas las otras, y que incluso está detrás de cualquier fenómeno que opera en el Universo aunque aún no haya sido identificado por nosotros. Esta fuerza universal es el Amor.

Cuando los científicos buscaban una teoría unificada del Universo olvidaron la más invisible y poderosa de las fuerzas.

El Amor es luz, dado que ilumina a quien lo da y lo recibe; el Amor es gravedad, porque hace que unas personas se sientan atraídas por otras; el Amor es potencia, porque multiplica lo mejor que tenemos, y permite que la Humanidad no se extinga en su ciego egoísmo; el Amor revela y desvela; por amor se vive y se muere; el Amor es Dios, y Dios es Amor.

Esta fuerza lo explica todo y da sentido en mayúsculas a la vida. Ésta es la variable que hemos obviado durante demasiado tiempo, tal vez porque nos da miedo, ya que es la única energía del Universo que el ser humano no ha aprendido a manejar a su antojo.

Para dar visibilidad al Amor he hecho una simple sustitución en mi ecuación más célebre. Si en lugar de E=mc2 aceptamos que la energía para sanar el mundo puede obtenerse a través del Amor multiplicado por la velocidad de la luz al cuadrado, llegaremos a la conclusión de que el Amor es la fuerza más poderosa que existe, porque no tiene límites.

Tras el fracaso de la Humanidad en el uso y control de las otras fuerzas del Universo, que se han vuelto contra nosotros, es urgente que nos alimentemos de otra clase de energía. Si queremos que nuestra especie sobreviva, si nos proponemos encontrar un sentido a la vida, si queremos salvar el mundo y que cada ser sienta que habita en él, el Amor es la única y la última respuesta.

Quizás aún no estemos preparados para fabricar una bomba de Amor, un artefacto lo bastante potente para destruir todo el odio, el egoísmo y la avaricia que asolan el planeta. Sin embargo, cada individuo lleva en su interior un pequeño pero poderoso generador de Amor, cuya energía espera ser liberada.

Cuando aprendamos a dar y recibir esta energía universal, querida Lieserl, comprobaremos que el Amor todo lo vence, todo lo trasciende y todo lo puede, porque es la quintaesencia de la vida.

Lamento profundamente no haberte sabido expresar lo que alberga mi corazón, que ha latido silenciosamente por ti toda mi vida. Tal vez sea demasiado tarde para pedir perdón; pero como el tiempo es relativo, necesito decirte que te quiero y que gracias a ti he llegado a la última respuesta.

Tu padre, Albert Einstein».

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[II] pag.17. Un nuovo paradigma della realtà? > Introduzione: un cambiamento di contesto (+ testo originale, texto original)

Questo libro tratta della spiritualità nell’epoca della globalizzazione, della secolarizzazione e del materialismo riduzionista. Presenta l’ideale di vivere secondo la natura spirituale dell’essere umano. Nasce da una preoccupazione fondamentale che potrebbe essere formulata come segue: come conciliare i grandi progressi scientifici del nostro tempo con la ricerca di una vita più piena, più felice, più integrale e trascendente? Ho cercato di individuare ponti e punti di contatto tra la visione scientifica del mondo e le grandi tradizioni spirituali (sia occidentali che orientali) dell’umanità. Il mio punto di partenza è una ferma convinzione, che attraversa praticamente tutte le sezioni di quest’opera: nella varietà quasi infinita di tradizioni sapienziali prodotte dalla creatività umana nel corso della storia, ci sono elementi condivisi che rivelano verità profonde e utili sul senso della vita e sul ruolo dell’essere umano nell’Universo.

Non si tratta quindi di un’opera religiosa, filosofica o teologica, né di scienza, anche se in qualche modo tocca questioni filosofiche, teologiche, religiose e scientifiche. Il fatto è che la spiritualità attraversa, come una spada, tutte le dimensioni dell’essere umano: religiosa, politica, sociale, morale e familiare. Tuttavia, non pretende un collegamento definitivo, perché non si identifica completamente con nessuna di esse. Il lettore non deve quindi aspettarsi un trattato filosofico sistematico, né un libro scientifico, né una monografia sulla storia delle religioni. Non è stata mia intenzione scrivere un libro accademico, rivolto a studiosi e specialisti, ma lasciare fluire liberamente la mia esperienza personale, le opinioni che ho coltivato nel corso degli anni e che sono ormai mature. Ho semplicemente voluto mettere per iscritto, e in modo coerente, una serie di riflessioni, principi e argomenti che mi hanno aiutato a progredire nella conoscenza di me stesso e nella comprensione del mondo che ci circonda. Logicamente, non essendo né uno scienziato né un filosofo, il lettore troverà dei limiti nelle mie idee e nelle mie argomentazioni, ma credo che se guarderà a questo libro con uno sguardo ampio e generoso, scoprirà che non ho cercato di elaborare una teoria metafisica sistematica, un’antologia che integri in modo preciso e articolato diverse aree della conoscenza, Piuttosto, ho attinto ai principali principi scientifici, filosofici e spirituali per cercare di far luce su questioni umane essenziali, su questioni che ci affliggono tutti, su dilemmi che tutti affrontiamo e che determinano in larga misura il nostro grado di felicità nella sempre complessa e imperscrutabile esistenza umana.

Inoltre, questo libro è scritto per chiunque, che abbia o meno un credo religioso e indipendentemente dalla comunità religiosa di cui fa parte. I grandi leader religiosi, come Gesù o Buddha, saranno citati, ma nella loro unica dimensione spirituale, per il loro contributo alla spiritualità, non per il loro contributo religioso.

Credo che una delle conquiste più importanti degli ultimi decenni sia stata quella di assistere alla straordinaria espansione della conoscenza umana. Le nuove frontiere cosmiche, le onde gravitazionali, i dettagli sempre più sottili sulla struttura della materia ai suoi livelli più elementari, lo studio della genetica e dell’epigenetica, lo sviluppo delle tecnologie della comunicazione… Queste pietre miliari della scienza non possono che suscitare una profonda ammirazione in chi le comprende. Tuttavia, le domande fondamentali rimangono senza risposta. “Qual è il significato di questa nuova visione scientifica dell’universo che emerge dalla fisica e dalla biologia per gli esseri umani, che anelano alla felicità e a nuove possibilità?”

Nel nostro tempo, l’abbondanza di informazioni empiriche non sempre coesiste con una percezione più profonda di come tutto si colleghi a tutto, di come i diversi livelli di complessità del reale tessano una vasta tela in cui ogni parte è indissolubilmente legata alle altre, in un insieme coerente e armonioso.

Questa visione integratrice, che cerca di dipanare il sottilissimo filo che collega ogni cosa, dovrebbe permetterci di trascendere i dettagli e di elevarci su un piano di riflessione più ampio e filosofico. Questo libro cerca di collocarsi su questo piano di riflessione più universale e più integrante, senza rinunciare a una ricerca del senso che ci proietta nella sfera del ragionamento etico: non solo come le cose sono, ma come potrebbero essere per renderci più felici e per mostrarci come tutto sia legato a tutto, e come le scoperte sulla struttura fisica dell’Universo non possano essere estranee alle preoccupazioni più profonde dell’uomo, che in fondo è parte dell’Universo e frutto dell’evoluzione organica della materia. Materia e coscienza, insomma, non possono essere contrapposte, perché si riferiscono alla stessa realtà, a un livello di comprensione più profondo.

In linea con queste riflessioni, è opportuno precisare che quando mi riferisco alla scienza alludo al concetto di scienza nel suo senso ampio, come “conoscenza valida” (che richiama il significato etimologico più genuino del termine latino ‘scientia’) e non solo in quello di scienza empirico-analitica, perché alcune delle realtà trattate nel presente libro non sono oggi sperimentabili. Di questo si parlerà più diffusamente nel capitolo ottavo della prima parte di questo libro, che affronta il problema della verifica. A titolo esemplificativo, va precisato che quando invoco il concetto di “leggi universali” mi riferisco semplicemente alle leggi che regolano l’evoluzione della coscienza; agli schemi e alle regolarità che compaiono nello sviluppo della coscienza, rivelando, a mio avviso, le proprietà essenziali di questo processo.

Qual è la metodologia che ho utilizzato in questo libro? La scienza e la filosofia partono dalla ragione. È il loro grande strumento. La ragione segue regole logiche, leggi di inferenza che ci permettono di passare da una premessa a una conseguenza secondo canoni inesorabili. La ragione si limita a organizzare in modo articolato l’evidenza empirica disponibile. Tuttavia, altre sfere dell’attività umana, come l’arte e la spiritualità, sono ispirate più dall’intuizione che dalla ragione. L’immaginazione è proiettata verso l’ignoto. Piuttosto che sulla logica, si basa sull’analogia, in cui la mente passa direttamente da A a C senza necessariamente passare per B. La logica ci offre conseguenze certe, risultati sicuri e inconfutabili; l’analogia, fondamento dell’immaginazione, ci offre solo risultati probabili e discutibili. Siamo immaginativi per natura. La logica e l’analogia coesistono in noi e alcuni dei risultati più notevoli della specie umana derivano dal vigore e dall’abilità con cui si integrano. Anche l’immaginazione, l’intuizione, il cogliere direttamente e immediatamente un contenuto senza passare attraverso un processo argomentativo e sequenziale, rivela grandi e profonde possibilità della mente umana, senza le quali – forse – alcune delle nostre più grandi creazioni scientifiche e artistiche non sarebbero mai state prodotte. Questo libro unisce quindi logica e immaginazione, ragione e proiezione, dati attentamente analizzati con una prospettiva sintetica che non può offrire certezze, prove inconfutabili, ma opzioni probabili. Per questo è una grande esortazione per chi lo legge; insieme a dati contrapposti della scienza e della storia, il lettore troverà offerte, suggerimenti, riflessioni che mi hanno aiutato e che mi sento in dovere di condividere con chiunque possa esserne interessato. Naturalmente, gli itinerari individuali sono molto diversi tra loro, ed è sempre difficile cercare di ricavare regole universali sulla base di esperienze particolari. Ecco perché questo libro è soprattutto una proposta; appartiene più all’ambito dell’arte e della spiritualità – dove il soggetto si esprime liberamente – che a quello della scienza e della filosofia, discipline che cercano soprattutto ragioni oggettive, spogliate il più possibile delle tracce di soggettività che definiscono l’essenza più genuina della creazione artistica e della ricerca spirituale. Eppure, accanto a questo impulso artistico e spirituale, non ho voluto rinunciare all’integrazione dei dati fondamentali della scienza e della filosofia.

Spero quindi che il lettore comprenda che in questo libro ho cercato di offrire interpretazioni plausibili, non completamente dimostrate, a metà strada tra ragione e immaginazione, ma che possono aiutare molte persone a trovare un senso alla propria esistenza e a raggiungere l’agognata meta della felicità. I lettori con una mentalità scientifico-razionalista penseranno che mi sono lasciato trasportare da un eccesso di entusiasmo nelle capacità umane; che ogni felicità è, come diceva Freud, episodica e passeggera, impossibile da conquistare completamente; che siamo il prodotto di un cervello evoluto e che non è legittimo cercare un significato più trascendente in un mero accidente cosmico. Non posso credere a queste tesi. Credo, infatti, che la scienza stessa non risponda categoricamente a molte delle domande che gli esseri umani si pongono, ma le lasci aperte. Non credo che la scienza dimostri che siamo il frutto del caso e della contingenza cosmica. Anzi, credo che fornisca anche potenti argomenti per pensare che esista un significato universale, più sottile e profondo, più trascendente e onnicomprensivo. Credo infatti, come Keplero, che “lo scopo principale di tutte le indagini sul mondo esterno deve essere quello di scoprire l’ordine razionale e l’armonia che sono stati imposti da Dio e che Egli ci ha rivelato nel linguaggio della matematica”.

Come, in generale, esiste una morale comune a tutta l’umanità – per esempio, uccidere non è “spirituale” in Cina, né a Honolulu, né a Londra – esiste anche una spiritualità comune all’Occidente e all’Oriente, che supera ogni tipo di barriera quando ci si apre al trascendente. Questo libro si propone di unire, non di separare; di aiutare l’Umanità a elevare il suo livello di coscienza, a vivere un’esistenza di qualità superiore in conformità con la sua dimensione spirituale.

Pur non essendo di tematica religiosa, quest’opera parla dell’Assoluto, della bellezza della creazione evolutiva e della gratitudine che gli esseri umani dovrebbero provare per essere parte dell’Universo. Presenta un Assoluto trascendente e immanente, personale e impersonale allo stesso tempo, la cui presenza nell’Universo è reale. L’obiettivo non è quello di creare un nuovo dogma, ma piuttosto di vedere dove puntano alcune delle nuove conoscenze. In questo senso, il presente lavoro può risultare un po’ eclettico, in quanto affronta diverse questioni che non possono essere spiegate in modo approfondito in un unico libro.

Nella prima parte, questo libro si propone di descrivere brevemente ciò che alcuni dei principali pensatori della scienza e della filosofia stanno attualmente dicendo sulla realtà e come questa nuova visione del mondo sembra convergere con ciò che la saggezza perenne dell’umanità ha affermato nel corso della storia.

Questo libro ha anche l’obiettivo, che sarà sviluppato nella seconda parte, di cercare di capire cosa può significare per l’uomo l’esposizione a queste nuove conoscenze e quali cambiamenti all’interno di se stessi si possono fare alla luce di queste informazioni.

Questo libro può essere letto in qualsiasi ordine. Dipende da quale parte del cervello si vuole usare per prima: le persone con una mente analitica (che usano prevalentemente l’emisfero sinistro) potrebbero leggere prima la Parte I e, se sono in sintonia con essa, continuare con la Parte II. D’altra parte, le persone con una mente più intuitiva potrebbero preferire iniziare con la Parte II e, se sono in sintonia con essa, continuare con la Parte I per inquadrare meglio la comprensione acquisita o per trovare gli strumenti per spiegarla ad altri che cercano le stesse informazioni.

In definitiva, le cose devono essere verificate internamente ed esternamente. È così che si costruisce la saggezza integrale. La verifica interna è illimitata, ma non lo è quella esterna, che progredisce attraverso i livelli di conoscenza ed è limitata dalla tecnologia disponibile in un dato momento – poiché si indagano realtà non percepibili dai sensi umani, per cui sono necessari dispositivi ad alta energia -, dal paradigma mentale da cui si progetta l’indagine e dalle realtà indagate. La scienza e la logica sono confermabili, definibili e oggettive. La spiritualità, invece, è soggettiva ed esperienziale, anche se può essere confermata. Non è possibile dimostrare la verità spirituale attraverso la logica lineare, ma i suoi risultati possono essere verificati. La ricerca sulla coscienza si occupa di domini lineari e non lineari e di gettare ponti tra di essi. Tutto nella vita può essere descritto con due approcci diversi: lineare e non lineare, cioè scienza e spirito.

I domini della coscienza ordinaria (lineare), riguardano la forma, la sequenza logica e la percezione che separa, divide e categorizza. Questo tipo di percezione e il suo linguaggio consentono di fare previsioni relativamente accurate. Quando gli eventi non sono prevedibili, i dati vengono spesso ignorati come rumore di fondo o caos. La debolezza di fondo di questo dominio è che proietta i meccanismi mentali della cognizione su un universo oggettivo che esiste indipendentemente dall’osservatore; è il mondo degli effetti e dell’interazione delle forze. Questo dominio non riconosce il substrato cruciale della soggettività, che è la base di ogni esperienza e osservazione. La sua pretesa oggettività si basa sulla soggettività. La semplice affermazione che l’oggettività esiste è già un’affermazione soggettiva; è il dominio di tutto ciò che è concettuale, mentale e sensoriale (fisica, filosofia, matematica, teologia ecc.).

In contrasto con il mondo tangibile e visibile, c’è il dominio infinito e “onnicomprensivo” che viene chiamato non lineare. La scienza ha recentemente iniziato a occuparsi di questo aspetto attraverso lo studio della coscienza, della teoria del caos e delle dinamiche non lineari. Tutta la vita nella sua essenza è non lineare, non misurabile e non definibile; è puramente soggettiva. Il dominio non lineare è quello della capacità di fare esperienza, senza la quale la conoscenza non avrebbe valore. Finora la scienza lo ha ignorato come qualcosa di secondario, relegandolo allo studio della filosofia, della teologia o della mistica. Tuttavia, il mondo del potere e della creazione (o dell’emergere) si trova nei domini non lineari, che possono dare origine a forme attraverso l’esercizio della volontà, che a sua volta ha la capacità di attivare possibilità e opzioni. Il non lineare è il mondo dello spirito, quello che non ha dualità; è l’esperienza mistica e l’ispirazione creativa, che non è condizionata da concetti appresi.

Il lineare è contenuto nel non lineare. Non sono due regni diversi, ma un unico regno visto da due prospettive diverse. Si può parlare di specifico contro olistico; di dualità contro non dualità; di visibile contro invisibile; di definizione contro significato; di forza contro potere; di duraturo contro eterno; di luogo contro non luogo; di qualità contro essenza; di sapere “su” contro essere; di materiale contro spirituale; di illusione contro realtà; di “o” l’altro contro “e” l’altro; di diviso contro unito e di finito contro infinito. In breve, di Cesare contro Dio.

Qualsiasi informazione deve essere interpretata da chi la riceve in un determinato contesto. È così che viene interiorizzata e successivamente vissuta. La nuova visione del mondo, o Nuovo Paradigma, amplia il contesto della mente umana, consentendo di comprendere più profondamente l’antica filosofia, di ridefinire lo scopo della vita e, soprattutto, di cambiare la propria determinazione, che è il motore di ogni progresso evolutivo. La comprensione, quindi, non deriva dal semplice esame dei dati, ma dal farlo in un determinato contesto. Quando questo contesto cambia, le spiegazioni intellettuali del precedente non valgono più.

La realtà è sempre interpretata. Tutti i concetti mentali sono provvisori per natura propria. Essere consapevoli di questa limitazione è una qualità necessaria per la saggezza. Questa possiede una componente di umiltà e un’altra di flessibilità; vede tutta la conoscenza come provvisoria e soggetta a modifiche, non solo nel suo significato, ma anche nel suo valore. Si potrebbe definire la saggezza con una formula matematica: saggezza = conoscenza + Amore o, meglio espresso come conoscenza “nell’Amore”.

Un paradigma è un contesto generalizzato, un punto di vista. Può anche significare “campo generale”. Un paradigma, quindi, determina in anticipo la gamma delle possibili esperienze o scoperte, ed è un fattore di cui la coscienza ordinaria non ha conoscenza.

Un paradigma è come gli “occhiali” che si usano per “vedere” il mondo. Questo libro ha lo scopo di aiutare le persone a cambiare le lenti degli occhiali, in modo che possano vedere cosa accadrebbe quando lo fanno.

Grazie alle recenti scoperte, oggi è possibile mantenersi all’interno della logica e della razionalità e allo stesso tempo comprendere le realtà spirituali, sostenute in molteplici verifiche. Il Nuovo Paradigma ha ampliato il contesto esistente per includere le realtà scientifiche e spirituali allo stesso tempo, piuttosto che una o l’altra. L’espansione del paradigma facilita sempre la risoluzione dei conflitti.

Come si vedrà in seguito, tutto ciò che esiste è un “olon” (un tutto/parte) e quindi è un paradigma. Come tale, è soggetto alle proprietà degli olon. Una di queste è quella di trascendere e includere; non di trascendere e dissociare, perché questo porterebbe alla patologia. Pertanto, qualsiasi nuovo paradigma deve trascendere e includere il vecchio, e non solo negarlo.

La maggior parte degli esseri umani siamo “affiliati” a un certo paradigma e presumiamo che la nostra personale percezione/esperienza rappresenti la realtà. Aprirsi a un nuovo modo di pensare e di intendere la vita è allo stessi tempo sia una cattiva che una buona notizia: la cattiva notizia è che può far paura, perché ciò implica l’abbandono della sicurezza del “conosciuto”; la buona notizia è che quando questo nuovo paradigma della realtà viene compreso e verificato, è sorprendente la rapidità con cui può trasformare la vita delle persone.

In definitiva, più che un nuovo paradigma in senso stretto e letterale, il lettore troverà qui delle linee guida su come rompere con i paradigmi consolidati e forgiare il proprio paradigma, un paradigma che lo aiuti a cogliere dimensioni più profonde della realtà e a elevarsi spiritualmente ed eticamente verso una coscienza più piena e integrativa. L’intento non è altro che quello di aiutare gli esseri umani a prendere coscienza del loro valore, della loro dignità e delle loro possibilità. La realtà supera ogni concetto umano. Per dirla con le parole dell’eminente matematico svizzero Leonhard Euler: “Le opere del Creatore superano infinitamente le produzioni dell’abilità umana” (Lettera del 2 dicembre 1760). In questo libro, più che esporre una teoria in quanto tale, desidero ispirare, esortare alla riflessione e vedere come gli insegnamenti della scienza, della filosofia e delle grandi tradizioni spirituali possano aiutarci a migliorare, crescere e progredire.

La nuova scienza vede un disegno intelligente in tutto l’Universo. La fisica quantistica ha rivoluzionato la conoscenza della realtà. Tutti gli scienziati sono ora consapevoli degli “enigmi” quantistici, ma non tutti sono d’accordo su come interpretarli. Questo libro offre un’interpretazione che può contribuire a spiegarli. Si basa sull’idea di “scienza della coscienza”. La coscienza, infatti, non è solo uno dei misteri più profondi della conoscenza, ma anche l’attributo più sconcertante dell’essere umano. Senza coscienza non saremmo in grado di percepire la realtà che ci circonda e la nostra stessa esistenza. Senza coscienza, la creatività umana non sarebbe fiorita. Non a caso il biologo britannico Sir Julian Huxley, primo direttore generale dell’UNESCO, scrisse: “Come risultato di un miliardo di anni di evoluzione, l’Universo sta diventando consapevole di se stesso, capace di capire qualcosa della sua storia passata e del suo possibile futuro. A mio avviso, ciò che vediamo è una coscienza in evoluzione, una mente che progredisce per capire e amare di più”. Nel corso di questo scritto risulterà evidente come questa interpretazione sia quella che più si avvicina alla visione della realtà che è stata offerta sia dalla saggezza perenne dell’umanità sia dagli insegnamenti dei grandi Maestri spirituali nel corso della storia.

Jung già disse che Freud e molti altri pensatori del suo tempo non erano stati in grado di liberarsi dal materialismo scientifico del loro tempo, e quindi cercavano di chiarire tutta la complessa creazione spirituale secondo un’immagine meccanicistica dell’Universo.

In tempi recenti esiste la possibilità di dire molto di più e da una prospettiva più nuova di quanto la cultura esistente sia stata finora in grado di offrire. Tuttavia, è necessario avvertire che ciò che viene presentato qui può sembrare, forse, più fantascienza che scienza. Almeno questo è ciò che è sembrato a me, come autore, quando la mia mente ha iniziato ad aprirsi ad alcune di queste idee, che, tuttavia, mi hanno portato pace ancor prima di poterle verificare.

Un nuovo paradigma dovrebbe integrare le tre modalità di acquisizione della conoscenza a disposizione dell’anima: la conoscenza trascendente, la conoscenza razionale e la scienza. Questa integrazione deve anche riconoscere l’ordine gerarchico di questi tre “occhi” – non si può ridurre il superiore all’inferiore – e i loro ambiti di applicazione per evitare errori categoriali.

Forse il modo migliore per sfruttare al meglio questo libro è fare in modo che la mente del lettore nè accetti nè rifiuti le idee in esso contenute, ma che si apra una finestra “ipotetica” nella mente che dica: “Se tutto ciò che viene detto qui fosse vero, come cambierebbe la mia vita e il mio atteggiamento verso le cose? Da quel momento in poi ci sarebbe solo un ultimo, più semplice lavoro da fare: verificare il grado di verità delle idee proposte.

Per semplicità, in questo libro verranno utilizzate alcune scale numeriche. Il lettore deve essere consapevole che quando si tratta di argomenti come l’energia, le onde energetiche e le diverse frequenze vibrazionali, qualsiasi divisione numerica artificiale e le sue suddivisioni diventano molto più sottili. Gli esperti possono dividere i livelli di coscienza in quattro, quaranta o quattrocento, a seconda della precisione con cui vogliono descriverne le differenze. Ciò che conta è il concetto di fondo. Per esempio, la vibrazione non è altro che la qualità della nostra facoltà percettiva, non nel senso puramente sensoriale, ma nel senso più strettamente associato al concetto di “intellectus” (dal latino intus-legere, “leggere dentro”). Pertanto, la vibrazione non va interpretata in senso puramente fisico e meccanico (come numero di oscillazioni al secondo), ma in una prospettiva più metaforica e analogica.

D’altra parte, bisogna sempre tenere presente che “la mappa non è il territorio”; ciò significa che conoscere il concetto non equivale a sperimentarlo.

È impossibile sviluppare in dettaglio tutti gli argomenti trattati in questo libro. Il suo scopo è piuttosto quello di offrire alcune pennellate su temi importanti, nel tentativo di sintetizzare molte delle discipline del sapere attuale. Questo lavoro di sintesi ha ancora molta strada da fare. Potrebbe essere oggetto di un secondo libro per esplorare più dettagliatamente come alcune delle idee qui presentate possano essere meglio integrate.

Quello che segue è una breve presentazione dei capitoli della Parte I del libro, in modo che il lettore possa dirigere la sua attenzione su ciò che gli interessa maggiormente.

Il primo capitolo si occupa delle basi scientifiche del Nuovo Paradigma.

Nel paragrafo 1.1 viene fornita una breve rassegna dell’evoluzione della fisica, partendo dalla fisica classica (meccanicistica) per arrivare a una concezione cosmologica aperta alla spiritualità e all’odierna teoria delle stringhe. Si vedrà come molti scienziati oggi concepiscano un Universo multidimensionale, in cui ogni dimensione rappresenta una diversa frequenza vibrazionale e, sicuramente, anche un mondo diverso, non percepibile dai nostri sensi.

Il paragrafo 1.2 si sofferma un po’ di più sull’attuale visione scientifica della realtà e spiega che tutto ciò che esiste è composto da energia “non formata”. Viene discusso il primato della coscienza nella manifestazione del mondo della forma e viene descritta la possibilità della scienza all’interno della Coscienza. Viene inoltre descritto un Universo dotato di intelligenza e scopo.

La sezione 1.3 tratta una delle più recenti linee di ricerca scientifica che investiga se l’Universo è olografico, con tutte le implicazioni che ciò comporterebbe.

La sezione 1.4 descrive l’effetto osservatore nella fisica quantistica e spiega come non sia possibile separare la realtà materiale dalla Coscienza che la osserva e la causa.

Nel paragrafo 1.5 viene spiegato il concetto di causalità discendente e si vedrà come il mondo tridimensionale sia un mondo di effetti piuttosto che di causa ed effetto. In questa sezione si dimostrerà che la causa di tutto ciò che si manifesta si trova nelle dimensioni invisibili, che hanno una frequenza vibrazionale più alta e quindi possono contenere più informazioni. Da questa idea ne deriva un’altra molto potente: tutto ciò che accade è perfetto e necessario, altrimenti non accadrebbe. Si vedrà anche come tutto ciò che accade sia allineato con lo scopo universale.

Il capitolo 2 tratta della nuova visione integrale dell’essere umano.

La sezione 2.1 offre la nuova visione dell’essere umano come essere spirituale in evoluzione. Si argomenterà che l’essere umano è un essere spirituale che sperimenta la crescita nei mondi fisici, e non un essere fisico che vive un’esperienza spirituale. Si parlerà anche dei quattro corpi o filtri che l’anima utilizza per interagire con la realtà. Allo stesso modo, verranno esaminati i tre archivi che contengono le informazioni nell’essere umano e le differenze tra di essi.

Il capitolo 3 tratta dei livelli di coscienza. È qui che converge tutto ciò che è stato detto finora ed è una delle chiavi della crescita personale.

Il paragrafo 3.1 introduce un concetto nuovo e molto importante per la ricerca scientifica: quello di livello di coscienza. Il livello di coscienza è un campo di attrazione energetica che determina la visione della vita e il comportamento di ciascuno. Verranno presentate alcune scale descrittive di tali livelli e ne verranno studiate le caratteristiche. Verranno inoltre discussi alcuni strumenti disponibili per ascendere a questi livelli. Si vedrà come la conoscenza dei livelli di coscienza serva a migliorare la comprensione dei problemi individuali e sociali e come aiuti a distinguere le cause primarie da quelle secondarie.

Il paragrafo 3.2 illustra la correlazione diretta tra il livello di coscienza e l’esperienza interiore della felicità.

La sezione 3.3 fornisce una descrizione dettagliata dei livelli di coscienza che si trovano al di sopra dei livelli razionali e discute come cambia la realtà quando viene percepita da questi livelli. Verrà analizzato il salto quantico tra lineare e non lineare, tra ragione e amore.

La sezione 3.4 descrive la manifestazione del comportamento umano attraverso i diversi livelli di coscienza. A questo scopo sono stati scelti due argomenti che interessano quasi tutti: il lavoro professionale e il sesso. Verrà mostrato il comportamento umano in questi due ambiti, a seconda del livello di coscienza raggiunto.

Il paragrafo 3.5 esamina le diverse linee di sviluppo e come il livello di coscienza sia il “punteggio medio” per tutte. Si noterà come queste linee siano relativamente indipendenti, ma anche che si sviluppano tutte “olarchicamente”.

Il capitolo 4 traccia la progressione “olarchica” di una delle linee di sviluppo, quella cognitiva. Mostrerà come progredisce, sia nell’individuo che nella società, e come passa attraverso la visione arcaica, magica, mitica, razionale, logica e, infine, i quattro livelli mistici successivi.

Il capitolo 5 tratta le tre grandi forme di manifestazione della coscienza nei regni animale e umano. Descrive la coscienza semplice (regno animale) e le due principali possibilità di manifestazione della coscienza nel regno umano: la coscienza del sé e la coscienza cosmica o mistica.

Il capitolo 6 esplora la filosofia integrale e la natura “olonica” della realtà. Mostrerà come i quattro quadranti di ogni manifestazione possano eliminare la visione riduzionista della realtà. Mostrerà inoltre se sia necessario o meno un certo sviluppo psicologico prima di poter perseguire lo sviluppo spirituale.

Il capitolo 7 analizza la differenza tra spiritualità e religione in questo nuovo paradigma e la diversa funzione di ciascuna. Si esaminerà la differenza tra l’attività di “traduzione” e l’attività di “trasformazione” della realtà. Si esaminerà anche l’opportunità che sia la nuova scienza che la coscienza mistica offrono per una maggiore convergenza tra le diverse credenze religiose nel mondo di oggi.

Infine, il capitolo 8 tratta della verifica, dei tre diversi “occhi” che le persone hanno per indagare la realtà e di come prevenire ulteriori errori categoriali nell’indagine della conoscenza.

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Texto original del libro:

Introducción:

Un cambio de contexto Este libro trata sobre la espiritualidad en la era de la globalización, la secularización y el materialismo reduccionista. Presenta el ideal de vivir conforme a la naturaleza espiritual del ser humano. No es, pues, una obra religiosa, ni de filosofía o teología; tampoco sobre ciencia, aunque de alguna forma toque cuestiones filosóficas, teológicas, religiosas y científicas. Y es que la espiritualidad atraviesa, como si de una espada se tratase, todas las dimensiones del ser humano: la religiosa, la política, la social, la moral, la familiar. Sin embargo, no exige una conexión definicional, pues no se identifica plenamente con ninguna de ellas.

Este libro está escrito para cualquier persona, tenga creencias religiosas o no, y con independencia de la comunidad religiosa de la que forme parte. Se mencionará a grandes líderes religiosos, como Jesús o Buda, pero en su exclusiva dimensión espiritual, por su contribución a la espiritualidad, no por su contribución religiosa.

Es conveniente señalar que al hacer referencia a la ciencia se estará hablando del concepto de ciencia en su sentido amplio de conocimiento válido, y no sólo en el de ciencia empírico-analítica, porque algunas de las realidades tratadas en el presente libro no son experimentables hoy en día. Esto se verá con más detalle en el capítulo 8 de la primera parte de este libro, que trata sobre el problema de la verificación.

Como, en general, existe una moral común a toda la Humanidad —por ejemplo, matar no es “espiritual” en China, como en Honolulu o en Londres—, existe también una espiritualidad común para Occidente y Oriente, que traspasa todo tipo de barreras cuando uno se abre a lo trascendente. Este libro pretende unir, no separar; ayudar a la Humanidad a elevar su nivel de consciencia, para vivir una existencia de mayor calidad en conformidad con su dimensión espiritual.

Aunque no sea de temática religiosa, la presente obra habla de Dios, de la belleza de la creación evolutiva y de la gratitud que debe sentir el ser humano por formar parte del Universo. Se presenta a un Dios trascendente e inmanente, personal e impersonal al mismo tiempo, cuya presencia en el Universo es real. No se pretende crear una nueva dogmática, sino más bien ver hacia dónde apuntan algunos de los nuevos conocimientos. En este sentido, la presente obra puede resultar algo ecléctica, pues trata sobre distintos asuntos que no pueden ser explicados en profundidad en un solo libro.

El propósito de este libro, en su primera parte, es describir brevemente qué dicen actualmente algunos de los principales pensadores de la ciencia y la filosofía acerca de la realidad, y cómo esta nueva visión del mundo parece estar convergiendo con lo que la Sabiduría perenne de la Humanidad ha afirmado a lo largo de la historia.

Este libro también tiene el objetivo, que se desarrollará en su segunda parte, de tratar de entender lo que puede suponer para los humanos la exposición a este nuevo conocimiento, y cuáles son los cambios en el interior de uno mismo que cualquiera puede llevar a cabo a la luz de esta información.

La presente obra se puede leer en cualquier orden. Depende de que parte del cerebro se quiera usar primero: las personas con mente analítica (uso predominante del hemisferio izquierdo) podrían leer primero la Parte I, y si sintonizan con ella, continuar con la Parte II. Por otro lado, las personas de mente más intuitiva podrían preferir comenzar por la Parte II, y si sintonizan con ella, continuar con la Parte I para encuadrar mejor la comprensión adquirida, o para encontrar herramientas con las que explicarla a otros que busquen la misma información.

En definitiva, las cosas hay que verificarlas interna y externamente. Así se construye la sabiduría integral. La verificación interna es ilimitada, no así la externa; esta progresa a través de niveles de conocimiento y se ve limitada por la tecnología disponible en cada momento —ya que se investigan realidades no perceptibles por los sentidos humanos, por lo que se necesitan dispositivos de gran energía—, por el paradigma mental desde el que se diseña la investigación, y por las realidades investigadas. La ciencia y la lógica son susceptibles de ser confirmadas, y son definibles y objetivas. En cambio, la espiritualidad es subjetiva y experiencial, aunque también se puede confirmar. No es posible probar la verdad espiritual a través de la lógica lineal, pero se pueden verificar sus resultados. La investigación de la consciencia se ocupa de los dominios lineales y no lineales, y sirve de puente entre ellos. Todo en la vida se puede describir desde dos enfoques distintos: lineal frente a no lineal, o sea, ciencia frente a espíritu.

Los dominios de la consciencia ordinaria (lineales), tienen que ver con la forma, la secuencia lógica y la percepción, que separa, divide y establece categorías. Este tipo de percepción y su lenguaje permiten realizar predicciones relativamente acertadas. Cuando los acontecimientos caen fuera de lo predecible, los datos se suelen ignorar como ruido de fondo o caos. La debilidad subyacente de este dominio es que proyecta los mecanismos mentales de la cognición sobre un Universo objetivo que existe con independencia del observador; es el mundo de los efectos y de la interacción de fuerzas. Este dominio no consigue reconocer el crucial sustrato de subjetividad, que es la base de toda experiencia y observación. Su pretendida objetividad descansa sobre la subjetividad. El mero hecho de afirmar que la objetividad existe es ya una afirmación subjetiva; es el dominio de todo lo conceptual, mental y sensorial (física, filosofía, matemáticas, teología etc.).

En contraste con el mundo tangible y visible, existe el dominio infinito y “omniabarcante” que se denomina no lineal. La ciencia ha comenzado a abordarlo recientemente a través del estudio de la consciencia, la teoría del caos y la dinámica no lineal. La vida entera en su esencia es no lineal, no mensurable y no definible; es puramente subjetiva. El dominio no lineal es el de la capacidad de experimentar, sin la cual no tendría valor alguno el conocimiento. Hasta ahora, la ciencia lo había ignorado como algo menor, y lo había relegado al estudio de la filosofía, la teología o el misticismo. Sin embargo, el mundo del poder y de la creación (o emergencia) se halla en los dominios no lineales, que pueden dar lugar a la forma a través del ejercicio de la voluntad, la cual, a su vez, dispone de la capacidad de activar posibilidades y opciones. Lo no lineal es el mundo del espíritu, lo que no tiene dualidad; es la experiencia mística y la inspiración creativa, que no está condicionada por los conceptos aprendidos.

Lo lineal esta contenido dentro de lo no lineal. No son dos reinos diferentes, sino un único reino visto desde dos perspectivas distintas. Se puede hablar de específico frente a holístico; de dualidad frente a no dualidad; de visible frente a invisible; de definición frente a significado; de fuerza frente a poder; de duradero frente a eterno; de localización frente a no localización; de cualidad frente a esencia; de saber “acerca de” frente a Ser; de material frente a espiritual; de ilusión frente a realidad; de eso “o” lo otro frente a eso “y” lo otro; de dividido frente a unido y de f inito frente a infinito. En resumen, de César frente a Dios.

Toda información ha de ser interpretada por el receptor en un contexto determinado. Así es como se interioriza y posteriormente se experimenta. La nueva visión del mundo, o Nuevo Paradigma, amplía el contexto en la mente humana, lo cual permitirá a las personas comprender más profundamente la filosofía ancestral, redefinir el propósito de la vida y, sobre todo, cambiar la propia intención, que es el motor de todo progreso evolutivo. Así pues, el entendimiento no surge simplemente de examinar los datos, sino de hacerlo en un determinado contexto. Al cambiar éste, las explicaciones intelectuales del anterior ya no encajan.

La realidad es siempre interpretada. Todos los conceptos mentales son provisionales por naturaleza. Ser consciente de esa limitación es una cualidad necesaria para la sabiduría. Ésta posee un componente de humildad y otro de flexibilidad; ve todo conocimiento como provisional y sujeto a modificación, no sólo en su significado, sino también en su valor. Se podría definir la sabiduría con una fórmula matemática: sabiduría = conocimiento + Amor o, mejor dicho, conocimiento “en” Amor.

Un paradigma es un contexto generalizado, un punto de vista. También puede significar “campo general”. Un paradigma, por lo tanto, determina de antemano el rango de posibles experiencias o descubrimientos, y es un factor sobre el que la consciencia ordinaria no tiene conocimiento.

Un paradigma es como las “gafas” que se usan para “ver” el mundo. Este libro tiene la intención de ayudar a las personas a cambiar los cristales de esas gafas, para que puedan ver qué ocurriría al hacerlo.

Debido a los descubrimientos recientes, hoy es posible mantenerse dentro de la lógica y la racionalidad y al mismo tiempo comprender las realidades espirituales, sustentadas en múltiples verificaciones. El Nuevo Paradigma ha expandido el contexto existente para incluir las realidades científicas y espirituales al mismo tiempo, en vez de unas u otras. La expansión de paradigma siempre facilita la resolución de conflictos.

Como se verá más adelante, todo lo que existe es un “holón” (una totalidad/parte), y un paradigma también lo es. Como tal, está sujeto a las propiedades de los holones. Una de ellas es la de trascender e incluir; no trascender y disociar, porque esto provocaría una patología. Así pues, todo nuevo paradigma debe trascender e incluir el anterior, y no sólo negarlo.

La mayoría de los seres humanos estamos “afiliados” a un paradigma determinado, y suponemos que nuestra propia percepción/experiencia representa la realidad. Abrirse a una nueva forma de pensar y de entender la vida supone una mala noticia y una buena: la mala es que puede asustar, puesto que hacerlo implica abandonar la seguridad de lo “conocido”; la buena es que cuando este nuevo paradigma de la realidad se comprende y se verif ica, es sorprendente cuán rápido puede transformar las vidas de las personas.

La nueva ciencia ve un diseño inteligente en todo el Universo. La física cuántica ha revolucionado el conocimiento sobre la realidad. Todos los científicos son conscientes en la actualidad de los “enigmas” cuánticos, pero no todos están de acuerdo en cuanto a la forma de interpretarlos. En este libro se ofrece una interpretación que puede llegar a explicarlos. Esta se basa en la idea de la “ciencia dentro de la consciencia”. A lo largo del presente trabajo se hará evidente cómo esta interpretación es la que más se asemeja a la visión de la realidad que han ofrecido tanto la Sabiduría perenne de la Humanidad como las enseñanzas de las grandes maestros espirituales a través de la historia.

Ya decía Jung que Freud y otros muchos pensadores de su tiempo no habían podido librarse del materialismo científico imperante en su época, por lo que intentaron esclarecer toda creación espiritual compleja con arreglo a una imagen mecanicista del Universo.

En estos últimos tiempos es posible decir mucho más, y desde una perspectiva más novedosa que la que hasta ahora ha podido ofrecer la cultura existente. Ahora bien, es necesario advertir que lo que aquí se presenta podrá parecer, posiblemente, más ciencia-ficción que ciencia. Al menos es lo que me pareció, como autor, cuando mi mente comenzó a abrirse a alguna de estas ideas, que, sin embargo, me trajeron paz incluso antes de poder verificarlas.

En el epígrafe 3.1 se introduce un concepto novedoso y muy importante para la investigación científica: el de los niveles de consciencia. El nivel de consciencia es un campo de atracción energética que determina la propia visión de la vida y los propios comportamientos. Se presentarán algunas escalas descriptivas de tales niveles, y se estudiarán sus características. También se comentarán algunas de las herramientas disponibles para ascender por esos niveles. Se verá cómo el conocimiento de los niveles de consciencia sirve para mejorar la comprensión de los problemas individuales y sociales, y de qué manera ayuda a distinguir las causas primarias de las secundarias.

Un nuevo paradigma debería integrar utilizando los tres modos de adquirir conocimiento disponibles para el alma: conocimiento trascendente, conocimiento racional y ciencia. Esta integracion debe tambien reconocer el orden jerárquico de estos tres “ojos” —no se puede reducir el superior en el inferior— y sus ámbitos de aplicación para eludir errores categoriales.

Quizás la mejor manera de aprovechar el presente libro es procurar que la mente del lector ni acepte ni deje de aceptar las ideas contenidas en el mismo, sino que se abra una ventana “hipotética” en la mente que manifieste: «Si todo lo que aquí se dice fuese cierto, ¿cómo cambiaría mi vida y mi actitud ante las cosas?». A partir de ese punto solo quedaría un último trabajo, más fácil de realizar: verificar el grado de verdad de las ideas expuestas.

Por razones de simplicidad, se utilizarán en este libro algunas escalas numéricas. El lector debe saber que cuando se tratan temas como la energía, las ondas energéticas y diferentes frecuencias vibratorias, cualquier división numérica artificial y sus subdivisiones se hacen mucho más sutiles. Los expertos pueden dividir los niveles de consciencia en cuatro, en cuarenta o en cuatrocientos, en función de lo precisos que quieran ser en la descripción de sus diferencias.

Por otro lado, siempre hay que tener en cuenta que “el mapa no es el territorio”; con esto se quiere decir que conocer el concepto no es lo mismo que experimentarlo.

Es imposible desarrollar con detalle todos los temas que se tratan en esta obra. Su propósito es más bien ofrecer algunas pinceladas sobre temas importantes, para intentar hacer una síntesis de muchas de las disciplinas del saber actual. Este trabajo de síntesis tiene todavía mucho camino por delante. Podría ser el objeto de un segundo libro explorar más en detalle cómo se pueden integrar mejor algunas de las ideas que aquí se presentan.

A continuación se presenta un breve recorrido por los capítulos de la Parte I del libro, de manera que el lector pueda dirigir su atención a lo que más le interese:

El primer capítulo trata sobre el fundamento científico del Nuevo Paradigma:

En el epígrafe 1.1 se hace un pequeño repaso a la evolución de la física, comenzando por la física clásica (mecanicista) hasta llegar a una concepción cosmológica abierta a la espiritualidad y la teoría de cuerdas actual. Se verá cómo muchos científicos conciben en la actualidad un Universo multidimensional, en el que cada dimensión representa una frecuencia vibratoria diferente y, seguramente, también un mundo diferente, no susceptible de ser percibido por nuestros sentidos.

El epígrafe 1.2 se detiene un poco más en la visión científica actual sobre la realidad, y explica que todo lo que existe está compuesto de energía “in-formada”. Se habla acerca de la primacía de la consciencia en la manifestación del mundo de la forma, y se describe en qué consiste la posibilidad de llevar a cabo una ciencia dentro de la consciencia. También se describe un Universo con inteligencia y propósito.

En el epígrafe 1.3 se analiza una de las más recientes líneas de investigación científica que trata de determinar si el Universo es holográfico, con todas las implicaciones que ello traería consigo.

En el epígrafe 1.4 se describe el efecto del observador en la física cuántica, y se explica cómo no es posible separar la realidad material de la consciencia que la observa y la causa.

En el epígrafe 1.5 se explica el concepto de causalidad descendente, y se verá cómo el mundo tridimensional es un mundo de efectos y no de causa y efecto. Se expondrá en este apartado que la causa de todo lo que se manifiesta recae en las dimensiones no visibles que tienen mayor frecuencia vibratoria y, por tanto, pueden contener más información. De esta idea se deriva otra muy poderosa: todo lo que ocurre es perfecto y necesario, o no ocurriría. También se podrá ver cómo todo lo que ocurre está alineado con el propósito universal.

El capítulo 2 trata de la nueva visión integral del ser humano.

En el epígrafe 2.1 se ofrece la nueva visión del ser humano como un ser espiritual en evolución. Se expondrán argumentos según los cuales el ser humano es un ser espiritual que está experimentando un crecimiento en los mundos físicos, y no un ser físico teniendo una experiencia espiritual. Se hablará también sobre los cuatro cuerpos o f iltros que utiliza el alma para interactuar con la realidad. Del mismo modo, se examinarán los tres archivos que contienen la información en el ser humano, y las diferencias entre ellos.

El capítulo 3 versa sobre los niveles de consciencia. En este punto converge todo lo dicho hasta el momento, y es una de las claves a tener en cuenta en el crecimiento personal.

En el epígrafe 3.1 se introduce un concepto novedoso y muy importante para la investigación científica: el de los niveles de consciencia. El nivel de consciencia es un campo de atracción energética que determina la propia visión de la vida y los propios comportamientos. Se presentarán algunas escalas descriptivas de tales niveles, y se estudiarán sus características. También se comentarán algunas de las herramientas disponibles para ascender por esos niveles. Se verá cómo el conocimiento de los niveles de consciencia sirve para mejorar la comprensión de los problemas individuales y sociales, y de qué manera ayuda a distinguir las causas primarias de las secundarias.

En el epígrafe 3.2 se analiza la correlación directa entre el nivel de consciencia y la experiencia interna de felicidad.

El epígrafe 3.3 ofrece una descripción detallada de los niveles de consciencia que están situados por encima de los niveles racionales, y se comenta cómo cambia la realidad cuando es percibida desde esos niveles. Se hará un análisis del salto cuántico entre lo lineal y lo no lineal, entre la razón y el Amor.

En el epígrafe 3.4 se describe la manifestación del comportamiento humano a través de los distintos niveles de consciencia. Para ello se han elegido dos temas que resultan de interés para casi todas las personas: el trabajo profesional y el sexo. Se verá cómo es el comportamiento humano en estos dos ámbitos, dependiendo del nivel de consciencia que se haya alcanzado.

En el epígrafe 3.5 se estudian las distintas líneas de desarrollo, y cómo el nivel de consciencia es la “nota media” de todas ellas. Se observará cómo estas líneas son relativamente independientes, pero también que todas se desarrollan de forma “holárquica”.

El capítulo 4 realiza un recorrido por la progresión “holárquica” de una de las líneas del desarrollo, la cognitiva. Se verá en él cómo va avanzando, tanto en el individuo como en la sociedad, y cómo pasa por los niveles arcaico, mágico, mítico, racional, de la visión lógica y, finalmente, por los cuatro niveles místicos subsiguientes.

En el capítulo 5 se habla sobre las tres formas amplias de manifestación de la consciencia en los reinos animal y humano. Se describirán la consciencia simple (reino animal) y las dos grandes posibilidades de la manifestación de la consciencia en el reino humano: la consciencia del yo y la consciencia cósmica o mística.

En el capítulo 6 se estudia la filosofía integral, y también la naturaleza “holónica” de la realidad. Se expondrá en él cómo los cuatro cuadrantes de toda manifestación pueden acabar con la visión reduccionista de la realidad. También se verá si es necesario o no contar con un cierto desarrollo psicológico antes de pretender el desarrollo espiritual.

En el capítulo 7 se analiza la diferencia entre la espiritualidad y la religión desde este nuevo paradigma, y la diferente función de cada una de ellas. Se observará en qué consiste la diferencia entre la actividad de “traducción” y la de “transformación” de la realidad. También se verá la oportunidad que tanto la nueva ciencia como la conciencia mística ofrecen para lograr una mayor convergencia entre las distintas creencias religiosas existentes en el mundo actual.

Por último, el capítulo 8 trata acerca de la verificación, de los tres “ojos” diferentes de que disponen las personas para investigar la realidad, y de cómo impedir que se cometan más errores categoriales en la investigación del conocimiento.

In evidenza

[I]pag. 9. Un nuovo paradigma della realtà? > Prefazione dell’autore (+ testo originale, texto original)

Una quindicina di anni fa cominciai un viaggio che ha cambiato la mia percezione del senso della vita. Quando avevo circa 40 anni, un bel giorno decisi di fermarmi e di pormi una domanda: come era possibile non riuscire a essere sempre felici, pur avendo tutti gli ingredienti utili allo scopo? Apparentemente, all’esterno tutto andava bene – figli fantastici, successo professionale, abbondanza di risorse, salute, eccetera – ma non mi era possibile sfuggire a molti momenti di angoscia, stress, preoccupazione e piccoli problemi di salute legati allo stato della mia mente.

Come tutti, avevo sperimentato successi e fallimenti nella vita, più i primi che i secondi, e non avevo dovuto affrontare molte situazioni drammatiche come era successo ad altre persone a me vicine. Tuttavia, non tutto andava bene dentro di me, anche se avevo ricevuto un’educazione approfondita, sia accademica che religiosa.

Mi sono detto: a cosa serve il successo esterno se non mi porta a essere sempre felice e in pace? Mi sono reso conto che quello che potevo imparare dalla cultura dominante non avrebbe comunque risolto il problema, e decisi di intraprendere un viaggio di ricerca esterna e allo stesso tempo di introspezione; vi ho investito alcune migliaia di ore. Da quel momento questo viaggio è diventato lo scopo centrale della mia vita.

Poiché ero una persona piuttosto “mentale” e la mia educazione era stata razionale, decisi di iniziare ad indagare sulle conoscenze disponibili. Iniziai a studiare sia la saggezza espressa da tutti i tipi di pensatori nel corso della storia (in Oriente e in Occidente), sia i risultati delle nuove ricerche in alcune delle sue sfaccettature: fisica, cosmologia, psicologia, filosofia, epigenetica, teologia e così via.

L’inizio del viaggio, durato diversi anni, è consistito principalmente nell’accumulo di dati. La nuova comprensione della realtà che cominciava ad emergere davanti ai miei occhi mi convinse della necessità di iniziare a vivere secondo queste nuove informazioni acquisite; questo fu l’approccio che adottai negli anni successivi. Vedendo l’effetto e la trasformazione che questa nuova comprensione e la mia formazione avevano avuto su di me, ho pensato che avrei potuto fare lo stesso per gli altri, e negli ultimi anni ho dedicato gran parte della mia vita a trasmettere queste informazioni. L’obiettivo successivo è stato quello di sintetizzarle in modo tale che altre persone potessero andare più veloci di me.

In questo processo mi sono reso conto, innanzitutto, che il modo in cui la mia mente interpretava la realtà era sbagliato. La cultura in cui ero cresciuto non aveva ancora compreso il funzionamento dell’Universo come viene attualmente spiegato dalla fisica moderna; era proprio questo che mi impediva di vivere comodamente gli insegnamenti spirituali nella realtà. Per esempio, avevo sentito la raccomandazione di “porgere l’altra guancia” di fronte alle aggressioni, e anche di “cercare il regno della vita interiore, avendo fiducia sull’aggiunta”; ma la mia mente non credeva che fosse possibile mettere in pratica questi insegnamenti nel mondo reale. Nel primo caso, pensavo che avrei potuto essere danneggiato se non mi fossi difeso dalle aggressioni; nel secondo, che non sarebbe successo nulla se non mi fossi concentrato a lavorare duramente sui problemi e sulle situazioni che si verificavano “là fuori”.

La mia mente era un ostacolo perché credevo ancora – pur avendo una fede religiosa – in una visione “materialistica” della realtà che traeva origine dalle conoscenze della fisica classica, da cui la realtà è fondamentalmente pensata come un insieme di oggetti sospesi nello spazio e separati e senza grandi relazioni tra loro.

Attraverso l’indagine delle nuove conoscenze della scienza e della filosofia, e la loro interrelazione con i grandi insegnamenti spirituali dell’umanità, ho capito che le cose non erano come le avevo pensate fino a quel momento, e che l’essere umano non è come avevo creduto.

Ho scoperto che l’Universo non è frammentato, ma è un sistema unitario che integra tutte le parti e in cui tutto è interconnesso. Inoltre, l’Universo possiede un’intelligenza e un’intenzione proprie; quest’ultima è l’evoluzione creativa. L’essere umano non è costituito da un corpo e da una mente che hanno anche un’anima, ma fondamentalmente da un’anima che possiede un corpo e una mente temporanei per sperimentare ed evolvere nel mondo materiale.

Queste due scoperte hanno cambiato tutto nella mia comprensione. Poco dopo, sono arrivato anche alla conclusione – basata sulle nuove conoscenze scientifiche e sul misticismo, senza confondere i diversi livelli a cui si applicano – che l’Universo è multidimensionale e che le dimensioni vibrazionali più elevate – quelle più sottili, che non sono percepite attraverso i sensi o le loro estensioni – esercitano un’influenza totale e un enorme potere causale su quelle più dense – che corrispondono alla terza dimensione che può essere percepita attraverso i sensi.

In questo libro intendo spiegare che tutto ciò che accade è perfetto e necessario per l’evoluzione delle anime; altrimenti non si verificherebbe, perché l’Intelligenza dell’Universo che provoca la manifestazione è molto efficiente, non commette errori e non spreca energia. Questa idea diventerà più chiara nel corso del libro.

Se tutto questo è vero, diventa chiaro che si deve affrontare un cambiamento di polarità interiore: l’enfasi deve essere posta “dentro” di sé e non “fuori”. Cioè, se la realtà è perfetta e necessaria e io sono venuto al mondo con lo scopo di crescere e non per altro, devo lavorare dentro di me per “perdere la mia agenda” al fine di fluire con la manifestazione (la realtà), piuttosto che lavorare “fuori” per cambiarla secondo i miei gusti particolari.

Quando ho compreso l’esistenza e il significato dei livelli di coscienza (vedi Capitolo 3, Parte I), per la prima volta la mia mente ha avuto una “mappa” chiara e sicura, che mi ha aiutato molto a sapere dove dirigere i miei sforzi. Ha anche contribuito a farmi individuare finalmente in modo corretto la causa principale delle difficoltà umane.

Un altro aspetto che questa nuova conoscenza mi ha chiarito è stato il modo in cui il potenziale umano disponibile aumenta man mano che si sale a livelli più elevati, e come la felicità sia correlata a tali livelli.

Compresi anche il funzionamento dell’ego e che la crescita spirituale consiste in una perdita successiva dell’ego, che si traduce in un cambiamento dell’esperienza psichica interiore, piuttosto che in un controllo del comportamento esteriore. Una volta avvenuto il cambiamento interiore, l’esterno si modifica senza difficoltà.

Ho concluso, quindi, che questa nuova visione della realtà è stata prodotta dalla convergenza di molte discipline del sapere che non potevano più essere studiate separatamente in ciascuna delle loro specialità, ma dovevano essere integrate per comprendere meglio la realtà unificata – non più frammentata. La fisica, l’astronomia, l’epigenetica, la filosofia integrale, la psicologia transpersonale e altre discipline sembrano convergere verso un Nuovo Paradigma della realtà.

Questo Nuovo Paradigma si adatta perfettamente a ciò che i mistici hanno sostenuto nel corso della storia umana. Questa comprensione mi ha dato un secondo grado di certezza. Studiando gli insegnamenti e i processi dei mistici, in Oriente e in Occidente, mi ha colpito il fatto che le loro testimonianze erano essenzialmente le stesse, nonostante le differenze culturali in cui venivano espresse.

Mi sono anche reso conto che i Maestri spirituali del passato, nel loro insieme, hanno parlato di quasi tutto ciò di cui è possibile parlare, anche se non tutti hanno parlato di tutto. Per esempio, Gesù ha parlato a lungo dell’Amore, ma non della composizione della realtà cosmologica. È stato quindi molto utile per me conoscere gli insegnamenti di molti Maestri, per coprire tutti gli aspetti della realtà.

Tutte queste comprensioni hanno cambiato la mia mente e il mio cuore, e mi sono messo a cercare di mettere in pratica queste nuove informazioni nella vita quotidiana.

All’inizio, naturalmente, ho incontrato qualche difficoltà. Ma a poco a poco ho capito meglio quali cambiamenti interiori dovevano essere fatti. La tradizione dice che il Maestro appare sempre quando il discepolo è “pronto”; e al momento giusto sono arrivate nelle mie mani le informazioni giuste per questo addestramento, così come i Maestri giusti.

Nel corso del processo ho capito che era mio dovere sviluppare l’accettazione e l’autoresponsabilità per la mia crescita, cioè assumerne la paternità. Ho capito anche come dovevo usare lo strumento del pensiero e come “lasciare andare” gli attaccamenti e i condizionamenti per generare una maggiore pace interiore, che è la porta d’accesso alle facoltà superiori della coscienza.

Ma soprattutto, per la prima volta, ho compreso l’esistenza delle Leggi Universali e il loro funzionamento. Questo mi ha permesso di cercare di fluire con esse, poiché il loro compimento è inesorabile e il non conoscerle non ci esime dallo sperimentarne i risultati. Mi sono reso conto che la mia ignoranza di queste Leggi non aveva portato i risultati sperati nella mia vita o in quella degli altri.

Confido che questo libro possa essere utile a tutte le persone che cercano le informazioni e la comprensione che consentiranno loro di accelerare e snellire il processo di evoluzione della coscienza. È questo, in definitiva, lo scopo della nostra esistenza in questo mondo di forme.

Per concludere questa prefazione, riportiamo di seguito la lettera, attribuita a Einstein, che egli scrisse alla figlia alla fine della sua vita. La veridicità della sua provenienza non è stata effettivamente confermata, ma se non è dello scienziato, merita di esserlo.

Esiste una forza estremamente potente per la quale la scienza non ha ancora trovato una spiegazione formale. È una forza che include e governa tutte le altre, ed è addirittura alla base di ogni fenomeno che opera nell’Universo, anche se non è stata ancora identificata da noi. Questa forza universale è l’Amore.

Quando proposi la teoria della relatività, ben pochi mi capirono, e anche ciò che ora ti rivelerò per trasmetterlo all’umanità incontrerà l’incomprensione e i pregiudizi del mondo. Ti chiedo, tuttavia, di custodirlo per tutto il tempo necessario: anni, decenni, fino a quando la società non sarà sufficientemente progredita da abbracciare ciò che ti spiegherò di seguito.

Quando gli scienziati cercavano una teoria unificata dell’Universo hanno dimenticato la più invisibile e potente di tutte le forze.

L’amore è luce, perché illumina chi lo dà e chi lo riceve; l’amore è gravità, perché fa sì che alcune persone si sentano attratte da altre; l’amore è potenza, perché moltiplica il meglio che abbiamo e permette all’umanità di non estinguersi nel suo cieco egoismo; l’amore rivela e svela; attraverso l’amore viviamo e moriamo; l’amore è Dio e Dio è amore.

Questa forza lo spiega tutto e dà un senso, a lettere maiuscole, alla vita. È la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo, forse per paura, perché è l’unica energia dell’Universo che l’uomo non ha imparato a gestire a suo piacimento.

Per rendere visibile l’Amore, ho fatto una semplice sostituzione nella mia equazione più famosa. Se invece di E=mc2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo può essere ottenuta attraverso l’Amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato, arriveremo alla conclusione che l’Amore è la forza più potente che esista, perché non ha limiti.

Dopo il fallimento dell’umanità nell’utilizzare e controllare le altre forze dell’Universo, che si sono rivoltate contro di noi, è urgente alimentarsi con un altro tipo di energia. Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se vogliamo trovare un senso alla vita, se vogliamo salvare il mondo e che ogni essere senta di abitarlo, l’Amore è l’unica e ultima risposta.

Forse non siamo ancora pronti a costruire una bomba d’amore, un dispositivo abbastanza potente da distruggere tutto l’odio, l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta. Tuttavia, ogni individuo porta dentro di sé un piccolo ma potente generatore d’Amore, la cui energia attende di essere liberata.

Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, cara Lieserl, vedremo che l’amore vince tutto, trascende tutto e può tutto, perché è la quintessenza della vita.

Mi dispiace profondamente di non averti potuto esprimere quello che c’è nel mio cuore, che ha battuto silenziosamente per te in tutta la mia vita. Forse è troppo tardi per chiederti perdono; ma poiché il tempo è relativo, ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te ho raggiunto la risposta definitiva.

Tuo padre, Albert Einstein.”

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Texto original del libro:

Prólogo del autor

Hace unos quince años comencé un viaje que cambió mi percepción sobre el sentido de la vida. Cuando tenía unos 40 años, un buen día decidí pausar y hacerme una pregunta: ¿Cómo era posible no ser capaz de ser feliz en todo momento, a pesar de contar con todos los ingredientes para ello? Aparentemente, todo en el exterior estaba bien —unos hijos estupendos, éxito profesional, abundancia de recursos, salud, etc.—; pero no era posible para mí escapar de muchos momentos de angustia, estrés, preocupación y pequeños problemas de salud asociados al estado de mi mente.

Como todo el mundo, en la vida había experimentado éxitos y fracasos, pero más los primeros que los segundos, y no había tenido que enfrentarme a muchas situaciones dramáticas que sí ocurrían a otras personas cercanas a mí. Aun así, no todo estaba bien en mi interior, y ello a pesar de que había gozado de una extensa formación, tanto académica como religiosa.

Me dije a mí mismo: ¿De qué sirve el éxito externo si no me lleva a estar siempre feliz y en paz? Comprendí que lo que podía aprender de la cultura predominante seguiría sin resolver ese problema, y decidí embarcarme en un viaje de investigación externa y al mismo tiempo de introspección; en él he invertido algunas miles de horas. Este viaje se convirtió en un propósito central de mi vida a partir de ese momento.

Como era una persona más bien “mental”, y mi educación había sido racional, decidí comenzar por investigar el conocimiento disponible. Inicié el estudio tanto de la sabiduría expresada por todo tipo de pensadores a lo largo de la historia (en Oriente y Occidente), como de las conclusiones de la nueva investigación en algunas de sus facetas —física, cosmología, psicología, filosofía, epigenética, teología, etc.—.

El principio del viaje, que duró varios años, consistió fundamentalmente en la acumulación de datos. La nueva comprensión de la realidad que comenzó a emerger ante mis ojos me convenció de la necesidad de empezar a vivir de acuerdo con esa nueva información adquirida; así que ese fue el enfoque que adopté en los siguientes años. Al comprobar el efecto y la transformación que tanto esa nueva comprensión como mi entrenamiento en ella me habían producido, pensé que también podría hacerlo en otros, y durante los últimos años he dedicado gran parte de mi vida a transmitir esa información. El siguiente objetivo era lograr sintetizarla de forma que otras personas pudiesen ir más rápido que yo.

En este proceso comprendí, en primer lugar, que la manera que mi mente tenía de interpretar la realidad era incorrecta. La cultura en la que me eduqué no había entendido todavía el funcionamiento del Universo como actualmente lo explica la física moderna; eso era, precisamente, lo que me impedía vivir con comodidad las enseñanzas espirituales en la realidad. Por ejemplo, había escuchado la recomendación de “poner la otra mejilla” ante una agresión, y también la de “buscar el reino interior y confiar en la añadidura”; pero mi mente no creía que fuera posible poner en práctica tales enseñanzas en el mundo real. En el primer caso, pensaba que podrían matarme si no me defendía de una agresión; en el segundo, que nada ocurriría si no me centraba en trabajar duro en los problemas y situaciones que tenían lugar “ahí fuera”.

Mi mente era un obstáculo porque aún creía —aunque tuviese fe religiosa— en una visión “materialista” de la realidad originada en el conocimiento de la física clásica, desde la que fundamentalmente se piensa en la realidad como un conjunto de objetos suspendidos en el espacio y separados entre sí, sin gran relación entre ellos.

A través de la investigación de los nuevos conocimientos de la ciencia y la filosofía, y su interrelación con las grandes enseñanzas espirituales de la Humanidad, comprendí que las cosas no eran como pensaba hasta ese momento, y que tampoco el ser humano era como yo creía.

Descubrí que el Universo no está fragmentado, sino que es un sistema unitario que integra todas las partes, y en el que todo está interconectado. Además, el Universo posee inteligencia e intención propias; esta última es la evolución creativa. El ser humano no consiste en un cuerpo y una mente que además tiene un alma, sino fundamentalmente en un alma que posee un cuerpo y una mente temporales para poder experimentar y evolucionar en el mundo material.

Estos dos descubrimientos lo cambiaron todo en mi comprensión. Poco después llegué, además, a la conclusión — de la mano de los nuevos conocimientos científicos y de la mística, sin confundir los diferentes niveles a los que se aplican— de que el Universo es multidimensional, y de que las dimensiones de más alta vibración —las más sutiles, que no se perciben a través de los sentidos o sus extensiones— ejercen una influencia total y un enorme poder causativo sobre las más densas —que se corresponden con la tercera dimensión que sí es posible percibir a través de los sentidos—.

En este libro pretendo explicar que todo lo que ocurre es perfecto y necesario para la evolución de las almas; de lo contrario, no ocurriría, porque la inteligencia del Universo que causa la manifestación es muy eficiente, y no comete errores ni malgasta energía. Esta idea quedará más clara a lo largo del libro.

Si todo esto era así, se hacía evidente que era necesario afrontar un cambio en la polaridad interior: el énfasis tenía que ser situado “dentro” de uno mismo, y no “fuera”. Es decir, si la realidad es perfecta y necesaria, y yo he venido al mundo con el propósito de crecer, y no con otro, tengo que trabajar en mi interior para “perder agenda propia” y poder fluir con la manifestación (la realidad), en vez de trabajar “fuera” para cambiarla de forma que se acomode a mis gustos particulares.

Cuando comprendí la existencia y el significado de los niveles de consciencia (véase el capítulo 3, Parte I), por primera vez mi mente dispuso de un “mapa” claro y seguro, que me ayudaba en gran medida a saber hacia dónde dirigir los esfuerzos. También contribuyó a que pudiera, por fin, identificar correctamente la principal causa de las dificultades humanas.

Otro aspecto que este nuevo conocimiento me hizo comprender con claridad fue cómo aumenta el potencial humano disponible a medida que se asciende a los niveles superiores, y cómo la felicidad correlaciona con esos niveles.

Comprendí, así mismo, el funcionamiento del ego, y que el crecimiento espiritual consiste en una pérdida sucesiva de ego, que se traduce en un cambio en la experiencia psíquica interna, más que en un control de la conducta externa. Una vez producido el cambio interno, lo externo cambia solo y sin dificultad.

Concluí, por tanto, que esta nueva visión de la realidad se producía por la convergencia de muchas disciplinas del conocimiento que ya no podían seguir estudiándose por separado en cada una de sus especialidades, sino que habían de integrarse para comprender mejor la realidad unificada —ya no fragmentada—. La física, la astronomía, la epigenética, la filosofía integral, la psicología transpersonal y otras disciplinas parecen estar convergiendo en un Nuevo Paradigma de la realidad.

Este Nuevo Paradigma encaja perfectamente con lo que han venido argumentando los místicos a lo largo de la historia de la Humanidad. Este entendimiento supuso para mí un segundo grado de certeza. Al estudiar tanto las enseñanzas como los procesos de los místicos, en Oriente y en Occidente, me sorprendió que sus testimonios eran esencialmente los mismos, a pesar de las diferencias culturales bajo las que fueron expresados.

También comprendí que los maestros espirituales del pasado, en su conjunto, habían hablado de casi todo aquello de lo que era posible hablar, aunque no todos lo hicieron sobre todo. Por ejemplo, Jesús habló en profundidad del Amor, pero no de la composición de la realidad cosmológica. Por ello me resultó muy útil conocer las enseñanzas de muchos maestros, para así conseguir cubrir todos los aspectos de la realidad.

Todas estas comprensiones cambiaron mi mente y mi corazón, y me dispuse a intentar practicar esta nueva información en la vida diaria.

Al principio, cómo no, me encontré con algunas dif icultades. Pero poco a poco fui entendiendo mejor cuáles eran los cambios internos que era necesario hacer. Dice la tradición que el maestro siempre aparece cuando el discípulo está “listo”; y en el momento preciso llegó a mis manos la información adecuada para este entrenamiento, así como los maestros oportunos.

A lo largo del proceso comprendí que era mi obligación desarrollar la aceptación y la autorresponsabilidad de mi propio crecimiento —es decir, asumir—. También fui entendiendo cómo tenía que utilizar la herramienta del pensamiento y cómo “soltar” apegos y condicionamientos para generar una mayor paz interior, que es la puerta de entrada a las facultades superiores de la consciencia.

Pero sobre todo, y por primera vez, comprendí la existencia de las Leyes Universales y su funcionamiento. Esto me permitió intentar fluir con ellas, ya que su cumplimiento es inexorable y desconocerlas no nos exime de experimentar sus resultados. Fui consciente de que mi desconocimiento de esas Leyes no había traído los resultados esperados a mi vida ni a la de los demás.

Confío en que este libro sea de utilidad para todas las personas que están buscando la información y comprensión que les permita acelerar y hacer más eficiente su proceso de evolución de consciencia. Éste es, en definitiva, el propósito de nuestra existencia en este mundo de la forma.

Para concluir este prólogo, se reproduce a continuación la carta, atribuida a Einstein, que éste escribió a su hija en el final de su vida. En realidad, no se ha conseguido confirmar la veracidad de su procedencia, pero si no fuese del científico, merecería serlo.

«Cuando propuse la teoría de la relatividad, muy pocos me entendieron, y lo que te revelaré ahora para que lo transmitas a la Humanidad también chocará con la incomprensión y los prejuicios del mundo. Te pido, aun así, que la custodies todo el tiempo que sea necesario: años, décadas, hasta que la sociedad haya avanzado lo suficiente para acoger lo que te explico a continuación.

Hay una fuerza extremadamente poderosa para la que hasta ahora la ciencia no ha encontrado una explicación formal. Es una fuerza que incluye y gobierna a todas las otras, y que incluso está detrás de cualquier fenómeno que opera en el Universo aunque aún no haya sido identificado por nosotros. Esta fuerza universal es el Amor.

Cuando los científicos buscaban una teoría unificada del Universo olvidaron la más invisible y poderosa de las fuerzas.

El Amor es luz, dado que ilumina a quien lo da y lo recibe; el Amor es gravedad, porque hace que unas personas se sientan atraídas por otras; el Amor es potencia, porque multiplica lo mejor que tenemos, y permite que la Humanidad no se extinga en su ciego egoísmo; el Amor revela y desvela; por amor se vive y se muere; el Amor es Dios, y Dios es Amor.

Esta fuerza lo explica todo y da sentido en mayúsculas a la vida. Ésta es la variable que hemos obviado durante demasiado tiempo, tal vez porque nos da miedo, ya que es la única energía del Universo que el ser humano no ha aprendido a manejar a su antojo.

Para dar visibilidad al Amor he hecho una simple sustitución en mi ecuación más célebre. Si en lugar de E=mc2 aceptamos que la energía para sanar el mundo puede obtenerse a través del Amor multiplicado por la velocidad de la luz al cuadrado, llegaremos a la conclusión de que el Amor es la fuerza más poderosa que existe, porque no tiene límites.

Tras el fracaso de la Humanidad en el uso y control de las otras fuerzas del Universo, que se han vuelto contra nosotros, es urgente que nos alimentemos de otra clase de energía. Si queremos que nuestra especie sobreviva, si nos proponemos encontrar un sentido a la vida, si queremos salvar el mundo y que cada ser sienta que habita en él, el Amor es la única y la última respuesta.

Quizás aún no estemos preparados para fabricar una bomba de Amor, un artefacto lo bastante potente para destruir todo el odio, el egoísmo y la avaricia que asolan el planeta. Sin embargo, cada individuo lleva en su interior un pequeño pero poderoso generador de Amor, cuya energía espera ser liberada.

Cuando aprendamos a dar y recibir esta energía universal, querida Lieserl, comprobaremos que el Amor todo lo vence, todo lo trasciende y todo lo puede, porque es la quintaesencia de la vida.

Lamento profundamente no haberte sabido expresar lo que alberga mi corazón, que ha latido silenciosamente por ti toda mi vida. Tal vez sea demasiado tarde para pedir perdón; pero como el tiempo es relativo, necesito decirte que te quiero y que gracias a ti he llegado a la última respuesta.

Tu padre, Albert Einstein».

In evidenza

Verso la pace interiore

La prima volta che vidi il libro “¿Un nuevo paradigma de la realidad?” ebbi la netta sensazione di aver incontrato il percorso, la via verso la mia pace interiore.

Gonzalo Rodríguez Fraile, l’autore, è riuscito a mettere nero su bianco venticinque secoli di saggezza e mi ha spinto ad approfondire i temi riguardanti la spiritualità  che da molto tempo mi assillavano. Il luogo, una  piccolissima biblioteca, in cui incontrai questo libro guida verso la comprensione universale, è sicuramente un simbolo, un “tempio” in cui mi trovavo per purificare la mia anima e, probabilmente grazie al più grande errore della mia vita che mi portò a varcare le porte di quell’istituto redentore, mi ha dato l’opportunità di chiudere il mio cerchio personale di auto analisi.

La lettura, non facile ma illuminante, del libro di Gonzalo e il desiderio di comprenderlo al massimo livello possibile sono alla base di questo blog, creato per tradurre integralmente il testo dallo spagnolo all’italiano.

ucl

Dado que se trata de la traducción de un texto a veces muy complejo, le agradezco desde ahora -y mientras dure el proyecto que culminará con la publicación del libro en italiano- cualquier sugerencia que pueda tener para mejorar la comprensión de los temas tratados. Será un placer compartir este viaje.

Español

Hacia la paz interior

La primera vez que vi el libro “¿Un nuevo paradigma de la realidad?” tuve la clara sensación de haber encontrado la senda, el camino hacia mi paz interior.

Gonzalo Rodríguez Fraile, el autor, ha conseguido plasmar en papel veinticinco siglos de sabiduría y me ha inspirado para profundizar en las cuestiones relativas a la espiritualidad que me venían rondando desde hacía mucho tiempo. El lugar, una pequeñísima biblioteca, donde encontré este libro como guía para la comprensión universal, es sin duda un símbolo, un “templo” donde me encontré para purificar mi alma y, probablemente gracias al mayor error de mi vida que me llevó a entrar por las puertas de esa institución redentora, me dio la oportunidad de cerrar mi círculo personal de autoanálisis.

La lectura no fácil pero esclarecedora del libro de Gonzalo y el deseo de comprenderlo al máximo nivel posible son la base de este blog, creado para traducir íntegramente el texto del español al italiano.

Nota para el lector: los números romanos reflejan la cronología del libro

Dado que se trata de la traducción de un texto a veces muy complejo, le agradezco desde ahora -y mientras dure el proyecto que culminará con la publicación del libro en italiano- cualquier sugerencia que pueda tener para mejorar la comprensión de los temas tratados. Será un placer compartir este viaje.

ucl

¡Buen viaje!

[XXXVIII] pag. 205. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 8 Verifica (*) – 8.1: I tre occhi della conoscenza. Niente più errori categorici (+ testo spagnolo, texto español). [ FINE PRIMA PARTE ]

8.1 I tre occhi della conoscenza. Niente più errori categorici

Basta con gli errori categorici Se si cerca di trovare un paradigma integrale, si dovrebbe essere in grado di integrare le conoscenze della scienza empirico-sperimentale con quelle della biologia, della psicologia, della filosofia e della spiritualità. Come ha affermato il famoso fisico Wheeler, nessuna teoria fisica che si occupi solo di fisica potrà mai spiegare la fisica.

La scienza empirica è induttiva, piuttosto che razionale e deduttiva; utilizza la logica e la deduzione, ma le subordina all’induzione empirica. Il metodo empirico si basa quindi sulla misurazione. Dove Aristotele classificava, Galileo e Keplero misuravano. La psicologia è considerata una scienza empirica se può “misurare” i modelli. Pertanto, la psicologia positivista che studia il comportamento è considerata una scienza empirica, mentre la psicoanalisi no.

Il primo problema da risolvere è la relazione di un paradigma integrale con la scienza empirica. Sarebbe possibile trovare criteri di validità anche in filosofia, psicologia e spiritualità?

San Bonaventura in Occidente e Nagarjuna in Oriente, tra molti altri autori, hanno affermato che l’essere umano ha tre “occhi” o modi di acquisire la conoscenza. Essi sono i seguenti:

L’occhio della carne, cogitatio o sensibilia.

L’occhio della ragione, meditatio o intellegibillia.

(*) Il lettore interessato ad approfondire le idee di questo capitolo può farlo con “I tre occhi della conoscenza” di Ken Wilber.

L’occhio della contemplazione, contemplatio o transcendalia.

Questa terminologia è cristiana, ma si ritrova anche nella filosofia orientale.

È necessario comprendere che ogni occhio superiore include e trascende l’occhio inferiore. Ad esempio, l’occhio della ragione partecipa al mondo delle idee, dei concetti e della logica; il campo mentale include e trascende il campo sensoriale (cogitatio). Come diceva Schumacher, non vediamo solo con gli occhi dei sensi, ma anche con il nostro equipaggiamento mentale. Pertanto, la matematica non è una conoscenza empirica, ma transempirica. Lo stesso vale per la logica: nessuno ha mai visto con gli occhi dei sensi la radice quadrata di un numero. Whitehead diceva che la sfera mentale è necessaria a priori per la manifestazione del mondo sensoriale, e questo è affermato anche dalle tradizioni mistiche spirituali quando dicono che il “grossolano” è generato dal “sottile”, che a sua volta è generato dal “causale”.

L’occhio della contemplazione è per l’occhio della ragione ciò che l’occhio della ragione è per l’occhio dei sensi. Come la ragione trascende il sensorio, così la contemplazione trascende la ragione. L’occhio della ragione è transempirico e l’occhio della contemplazione è transrazionale.

Pertanto, un occhio superiore non può essere ridotto o spiegato da un occhio inferiore. Ogni occhio è valido e utile nel suo campo di applicazione, e si cade in fallo quando un occhio tenta di occuparsi di regni inferiori o superiori, che non sono il suo campo di indagine. Per esempio, con l’occhio della contemplazione si può vedere che tutto ciò che esiste è “uno”, ma non che la molecola dell’acqua è H2 O. Quando un occhio cerca di occuparsi di ambiti che non gli appartengono, commette quello che viene chiamato “errore categorico”, e la scienza, la filosofia e la teologia sono state tutte colpevoli di questo in passato. Ad esempio, nel 535 a.C., il monaco cristiano Cosma scrisse un libro intitolato “Topografia cosmica” in cui, dopo aver studiato letteralmente la Bibbia, concludeva che la Terra era un parallelogramma piatto. La teologia dogmatica ha commesso questi errori sia in Oriente che in Occidente, e tutto ciò perché non ha compreso il problema categoriale. L’umanità non aveva capito né separato i “tre occhi”.

La scienza empirica ha poi commesso lo stesso errore affermando che esiste solo ciò che può essere percepito dai sensi o dalle loro estensioni. Questa visione delle cose ha dato origine al riduzionismo materialista.

Tornando a San Bonaventura e a Nagarjuna, è noto che ogni conoscenza valida di uno qualsiasi dei tre occhi segue una struttura di base costituita da tre componenti:

Proposizione o istruzione: istruzioni interne o esterne che sostanzialmente dicono: “Se vuoi sapere questo, devi fare quello”.

Illuminazione: visione da parte dell’occhio appropriato.

Conferma: condivisione della visione con altri che utilizzano lo stesso occhio. Quando la visione è condivisa, riceve una conferma comune.

Questa conoscenza richiede che l’occhio che fa il lavoro sia un occhio allenato. Ad esempio, la conferma della conoscenza matematica deve avvenire tra coloro che hanno addestrato l’occhio in quella disciplina. Se qualcuno si rifiuta di allenare un occhio, le sue opinioni sul campo sarebbero irrilevanti; è il caso dei monaci che si rifiutarono di guardare attraverso il telescopio di Galileo. Sant’Agostino diceva che bisognava allenare gli occhi contemplativi per raggiungere la conoscenza diretta del Divino.

La conferma nel mondo dell’occhio della ragione è ancora più complessa che nell’occhio della carne, perché tutti gli esseri umani hanno fondamentalmente gli stessi sensi, ma hanno una configurazione mentale diversa.

La conferma nel mondo dell’occhio della ragione è ancora più complessa che nell’occhio della carne, perché tutti gli esseri umani hanno fondamentalmente gli stessi sensi, ma hanno configurazioni mentali diverse. Non esiste quindi una prova empirico-scientifica del significato di un’opera letteraria come “Amleto”. Una cosa del genere deve essere interpretata a partire dall’intelligibilia, e non dalla sensibilia.

Tutta la conoscenza è in definitiva esperienziale, come dicono gli empiristi, ma non si basa solo sull’esperienza sensoriale, come sostengono anche loro. Qui sta la confusione. Sia i sensibilia che gli intelligibilia e i transcendalia possono essere esperienziali, ma non si può ridurre la conoscenza razionale o contemplativa alla conoscenza sensoriale, come sostengono gli scienziati empiristi.

Anche nell’ambito delle scienze empiriche, è necessario comprendere che il loro linguaggio è la matematica e, quindi, ci si può chiedere: quanto era valida la conoscenza della particella di Higgs prima che fosse testata sperimentalmente nell’acceleratore di particelle di Ginevra? Fino alla costruzione di questo acceleratore, non esisteva un apparecchio abbastanza potente per osservare la particella. Eppure tutta la fisica moderna è stata costruita sulla sua esistenza; gli scienziati sapevano che esisteva grazie alle sue equazioni matematiche.

Quindi, è possibile chiamare “conoscenza scientifica” le verità scoperte dai tre occhi utilizzando le tre fasi strutturali di ogni conoscenza valida? La risposta è: dipende da cosa si intende per scientifico. Se si considera solo la conoscenza empirico-analitica, sperimentabile attraverso i sensi o le loro estensioni, allora la matematica, la psicologia, la sociologia o la filosofia non sarebbero scienze, secondo questa definizione. Ma molti pensatori recenti e attuali hanno abbandonato il puro empirismo come definizione di conoscenza valida; è il caso di Piaget, Wilber, Whitehead, Habermas, Gadamer, Bateson e molti altri.

È quindi possibile definire scientifica, in senso lato, tutta la conoscenza aperta all’osservazione esperienziale e alla conferma comunitaria. Se così fosse, si potrebbe parlare di “scienze della sensibilia” – fisica, chimica, geologia, ecc. -, di “scienze dell’intelligibillia” – filosofia, psicologia, sociologia, ecc. – e di “scienze dei trascendalia” – Zen, Vedanta, mistica cristiana, ecc. Attenzione però a non fare riferimento alle scienze empirico-sensoriali.

FINE PARTE I

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Español:

Capítulo 8. La verificación (*)

8.1 Los tres ojos del conocimiento. No más errores categoriales

No más errores categoriales Si se intenta encontrar un paradigma integral, se debería poder integrar los conocimientos de la ciencia empírico-experimental con los de la biología, la psicología, la filosofía y la espiritualidad. Como ha afirmado el famoso físico Wheeler, ninguna teoría física que se ocupe sólo de la física llegará a explicar la física.

La ciencia empírica es inductiva, en vez de racional y deductiva; utiliza la lógica y la deducción, pero las subordina a la inducción empírica. Así pues, el método empírico se basa en la medición. Donde Aristóteles clasificaba, Galileo y Kepler medían. La psicología se considera ciencia empírica si puede “medir” patrones. Por ello, la psicología positivista que estudia el comportamiento se considera ciencia empírica, y el psicoanálisis no.

El primer problema que habría que resolver es la relación de un paradigma integral con la ciencia empírica. ¿Sería posible también hallar criterios de validez en la filosofía, la psicología y la espiritualidad?

San Buenaventura en Occidente y Nagarjuna en Oriente, entre otros muchos autores, afirmaron que el ser humano dispone de tres “ojos” o formas de adquirir conocimiento. Serían los siguientes:

El ojo de la carne, cogitatio o sensibilia.

El ojo de la razón, meditatio o intellegibillia.

(*) El lector interesado en profundizar más en las ideas de este capítulo podrá hacerlo en la obra de Ken Wilber “Los Tres Ojos del Conocimiento”.

El ojo de la contemplación, contemplatio o trascendalia.

Esta terminología es cristiana, pero se puede encontrar igualmente en la filosofía oriental.

Es necesario comprender que cada ojo superior incluye y trasciende el inferior. Por ejemplo, el ojo de la razón participa en el mundo de las ideas, los conceptos y la lógica; el campo mental incluye y trasciende el campo sensorial (cogitatio). Como dijo Schumacher, no vemos sólo con los ojos de nuestros sentidos, sino también con nuestra equipación mental. Así, las matemáticas no constituyen un conocimiento empírico, sino transempírico. Lo mismo ocurre con la lógica: nadie ha visto con los ojos de los sentidos la raíz cuadrada de un número. Whitehead dijo que la esfera mental es necesaria a priori para la manifestación del mundo sensorial, y esto lo afirman también las tradiciones místicas espirituales cuando dicen que lo “grueso” se genera desde lo “sutil”, que a su vez se genera desde lo “causal”.

El ojo de la contemplación es al ojo de la razón lo que éste es al ojo de los sentidos. De la misma forma que la razón trasciende lo sensorial, la contemplación trasciende la razón. El ojo de la razón es transempírico, y el ojo de la contemplación es transracional.

Así pues, un ojo superior no puede ser reducido a o explicado por un ojo inferior. Cada ojo es válido y útil en su ámbito de aplicación, y se cae en falacias cuando un ojo intenta ocuparse de reinos inferiores o superiores, que no son su ámbito de investigación. Por ejemplo, con el ojo de la contemplación se puede ver que todo lo que existe es “uno”, pero no que la molécula del agua es H2 O. Cuando un ojo se intenta ocupar de ámbitos que no le corresponden, se comete lo que se denomina un “error categorial”, y tanto la ciencia como la filosofía y la teología han sido culpables de ello en el pasado. Por ejemplo, en el año 535 a.C., el monje cristiano Cosmas escribió un libro titulado “Topografía cósmica” en el que, después de estudiar literalmente la Biblia, concluyó que la Tierra era un paralelograma plano. La teología dogmática ha cometido estos errores tanto en Oriente como en Occidente, y todo ello por no comprender el problema categorial. La Humanidad no había entendido ni separado los “tres ojos”.

La ciencia empírica cometió posteriormente el mismo error al afirmar que sólo existe aquello que puede ser percibido por los sentidos o sus extensiones. Esta visión de las cosas originó el reduccionismo materialista.

Volviendo a san Buenaventura y a Nagarjuna, se sabe que todo conocimiento válido de cualquiera de los tres ojos sigue una estructura básica que consta de tres componentes:

Proposición o Instrucción: instrucciones internas o externas que básicamente dicen: «Si quieres saber esto, debes hacer aquello».

Iluminación: visión por parte del ojo adecuado.

Confirmación: compartir la visión con otros que están usando el mismo ojo. Cuando la visión es compartida, recibe confirmación comunal.

Este conocimiento requiere que el ojo que está haciendo el trabajo sea un ojo entrenado. Por ejemplo, la confirmación de un conocimiento matemático debe hacerse entre los que han entrenado ese ojo en tal disciplina. Si alguien se niega a entrenar un ojo, sus opiniones sobre el ámbito que le corresponde serían irrelevantes; fue el caso de los monjes que se negaron a mirar por el telescopio de Galileo. San Agustín decía que había que entrenar los ojos contemplativos para poder alcanzar el conocimiento directo de la Divinidad.

La confirmación en el mundo del ojo de la razón es más compleja aún que en el ojo de la carne, porque todos los seres humanos tenemos básicamente los mismos sentidos, pero disponemos de diferente configuración mental. Así, no existe prueba empírico-científica del significado de una obra literaria como “Hamlet”. Algo así tiene que ser interpretado desde intelligibilia, y no desde sensibilia.

Todo conocimiento es al final experiencial, como dicen los empiristas, pero no sólo se basa en la experiencia sensorial, como sostienen también ellos. En ese punto reside la confusión. Tanto sensibilia como intelligibilia y trascendalia pueden ser experienciales, pero no se puede reducir el conocimiento racional o contemplativo al conocimiento sensorial, como pretenden los científicos empiristas.

Incluso dentro del ámbito de las ciencias empíricas, es necesario comprender que su lenguaje son las matemáticas y, por lo tanto, uno se puede preguntar: ¿qué validez tenía el conocimiento de la partícula de Higgs antes de ser comprobada experimentalmente en el acelerador de partículas de Ginebra? Hasta que no se construyó ese acelerador, no se disponía de un aparato suficientemente potente como para poder observar esa partícula. Sin embargo, toda la física moderna estaba construida sobre su existencia; los científicos sabían que existía gracias a sus ecuaciones matemáticas.

Entonces, ¿es posible denominar “conocimiento científico” a las verdades descubiertas por los tres ojos usando los tres pasos estructurales de todo conocimiento válido? La respuesta es: depende de lo que se entienda como científico. Si por ello se considera solamente el conocimiento empírico-analítico, experimentable a través de los sentidos o sus extensiones, entonces las matemáticas, la psicología, la sociología o la filosofía no serían ciencias, bajo esta definición. Pero muchos pensadores recientes y actuales han abandonado el puro empirismo como definición del conocimiento válido; es el caso de Piaget, Wilber, Whitehead, Habermas, Gadamer, Bateson y muchos otros.

Así pues, es posible llamar científico, en el sentido amplio de la palabra, a todo conocimiento abierto a la observación experiencial y confirmación comunal. Si esto es así, se podría hablar de “ciencias de sensibilia” —física, química, geología, etc.—, “ciencias de intelligibillia” —filosofía, psicología, sociología, etc.— y “ciencias de trascendalia” — Zen, Vedanta, Misticismo Cristiano, etc.—. Sólo hay que ser cuidadoso de no referirse a ciencias empírico-sensoriales.

FIN PARTE I

[XXXVII] pag. 196. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 7 Religione e spiritualità nel nuovo paradigma – 7.1 Oggi è possibile una maggiore convergenza tra le diverse religioni?

7.1 Oggi è possibile una maggiore convergenza tra le diverse religioni?

Indubbiamente, oggi più che mai disponiamo di conoscenze che possono portare a una maggiore convergenza tra le diverse religioni. Tale conoscenza deriva principalmente dalla nuova scienza e dalla maggiore conoscenza della coscienza cosmica.

La verità è in sé stessa e per sé stessa. Anche se può essere espressa in modi diversi dagli “ismi” delle varie fedi religiose, questi non potranno mai esaurirla. La verità ha diverse espressioni, ma può culminare solo nell’esperienza diretta dell’Assoluto, l’unica realtà. L’impronta umana dell’appartenenza confessionale ha poca importanza. Non è l’appartenenza a un particolare credo o a una particolare cultura a garantirci la salvezza, ma l’ingresso nel Regno di Dio dentro di noi.

Tutte le religioni mondiali veramente rivelate si basano sulla conoscenza intuitiva. Ognuna ha una particolarità exoterica o esteriore e una esoterica o interiore. L’aspetto exoterico è la loro immagine pubblica, costituita da precetti morali, ragionamenti, regole e costumi. L’aspetto esoterico consiste in alcuni metodi che si concentrano sull’effettiva comunione dell’anima con Dio. L’aspetto exoterico si rivolge alle moltitudini e quello esoterico a coloro che sono determinati a iniziare una trasformazione personale. È l’aspetto esoterico che porta all’intuizione e alla conoscenza diretta della Realtà.

La nuova scienza

È chiaro che oggi nessuna religione potrebbe postulare che la Terra sia piatta. Se ciò accadesse, sarebbe sufficiente mostrare uns “foto”. Ci sarebbe poco spazio per ulteriori discussioni sull’immagine. La fede, il sistema di credenze, è necessario solo quando non abbiamo una verifica esterna del fatto. Se esiste, la fede le si deve adattare.

C’è un punto nell’ultima Esortazione apostolica (Evangelii Gaudium) di Papa Francesco (2013) che è molto importante e può aiutare a focalizzare il tema. Si tratta del punto 243, che recita:

“La Chiesa non cerca di arrestare l’ammirevole progresso della scienza. Al contrario, si rallegra e addirittura gode nel riconoscere l’enorme potenziale che Dio ha dato alla mente umana. Quando lo sviluppo delle scienze, pur rimanendo con rigore accademico nel campo del loro oggetto specifico, rende evidente una certa conclusione che la ragione non può negare, la fede non la contraddice. Né i credenti possono pretendere che un’opinione scientifica che a loro piace, e che non è stata nemmeno sufficientemente testata, acquisisca il peso di un dogma di fede. A volte, però, alcuni scienziati vanno oltre l’oggetto formale della loro disciplina e si spingono oltre con affermazioni o conclusioni che vanno aldilà del campo della scienza stessa. In questo caso, non è la ragione a essere proposta, ma una certa ideologia che chiude la strada a un dialogo autentico, pacifico e fruttuoso.”

In altre parole, quando la scienza dimostra qualcosa che non può più essere messo in discussione dalla ragione, la fede non potrà mai contraddirla. Ma dice anche un’altra cosa molto importante, e cioè che i credenti devono sapere che qualsiasi principio scientifico che non ha ancora una dimostrazione sufficiente, anche se piace, non ha la forza di cambiare nessuna posizione o verità del dogma.

Se si sostiene che l’Universo è olografico – e l’autore personalmente crede che lo sia e che sarà pienamente dimostrato tra qualche anno – tale affermazione non ha ancora la forza richiesta dal punto 243 dell’esortazione del Papa.

La causalità discendente, in termini di rigore che il punto 243 richiede, può avere questa forza. Questa è l’informazione a cui le menti dovranno adattarsi, il che richiede tempo, perché è necessario rompere gli schemi consolidati. Se la mente non capisce cosa significa, sarà limitata nell’applicazione degli strumenti che verranno discussi nella seconda parte di questo libro.

La scienza accresce le sue conoscenze senza sosta, per cui sempre più argomenti possono essere insegnati “a scatti”, per così dire, che dimostrano la forza di un argomento. In questo senso, le religioni devono accettare, come denominatore comune a tutte le religioni, lo sviluppo delle conoscenze scientifiche. È importante chiarire qui, tuttavia, che la scienza non potrà mai comprendere pienamente il mistero di Dio e dell’Universo, perché non possiede gli strumenti per farlo; ma farà sempre più progressi nelle sue scoperte e, finché agirà nel suo ambito, le religioni non potranno divergere tra loro su questi punti.

Per insistere su questa idea, tutte le religioni dovrebbero essere d’accordo sulle recenti scoperte scientifiche: la nuova visione cosmologica, i livelli di coscienza, la causalità discendente, lo sviluppo della linea cognitiva nell’essere umano, le diverse manifestazioni della coscienza, l’Universo multidimensionale, e così via. Ogni religione può e deve offrire la sua visione caratteristica della trascendenza e le pratiche spirituali più efficaci, ma sempre ponendo tutto ciò al di sopra e basandosi sulle conoscenze già dimostrate, mai al di sotto o al posto di esse.

Non solo la conoscenza scientifica progredisce, ma anche quella religiosa. Ora ridiamo di ciò che gli scienziati e i religiosi del secondo secolo, o del quattordicesimo, dicevano di molte credenze che sono già state superate. Ed è possibile immaginare che coloro che ci succederanno rideranno del nostro modo di contrapporre cose che in realtà sono prospettive diverse della stessa verità, spesso elementi complementari.

Teilhard de Chardin diceva di sé:

“Mentre parlo, ci sono molte cose che possono essere vere e molte cose che possono essere tare, ma rimango nell’idea evangelica di non tirare su la zizzania, per non portare via anche il grano”.

Una verità dottrinale viene migliorata se il modo in cui viene raccontata produce una migliore comprensione della stessa. Di fatto, all’inizio del XX secolo, i primi passi della Genesi erano considerati storici – secondo la dichiarazione della Pontificia Commissione Biblica, con un carattere dottrinale -. Così, il cattolico doveva credere che l’essere umano fosse stato formato da Dio con l’argilla, tra le altre cose. D’altra parte, qualche anno fa, Giovanni Paolo II ha riconosciuto che questo linguaggio era mitico, nient’altro che una metafora applicata ai casi in cui un mistero non può essere spiegato razionalmente. Così, una verità, in questo caso una verità dottrinale, come la Creazione – ora meglio intesa come “emergenza o creazione continua” – viene rivelata in forma di racconto. Ha aggiunto che la teoria dell’evoluzione è più di un’ipotesi. Infine, disse anche che la Commissione biblica non aveva carattere dottrinale.

L’evoluzione della dottrina è visibile in molti campi. Basti pensare alla dichiarazione congiunta sull’atto di fede dei cattolici e dei protestanti, che modifica tutto ciò che aveva detto il grande Concilio di Trento, e che modifica ciò che è disciplinare o culturale. Si potrebbero citare molti altri casi in tutte le religioni.

In breve, un sistema di credenze è impostato per conoscere la verità; ma è la verità stessa che è importante. Se c’è una scelta tra le credenze e la verità, è meglio buttare via le credenze (le stampelle) e tenere la verità. Ma molti, poiché la loro educazione solidifica i modi di pensare e impedisce loro di vedere, continuano a preferire le credenze. In molti ambiti, non solo in quello religioso, queste persone non accettano la verità perché trovano difficile abbandonare le credenze. Nella religione, questo fenomeno è chiamato “fondamentalismo”.

In ogni caso, bisogna essere comprensivi verso queste forme di “pietrificazione” delle credenze apprese attraverso l’educazione, questo aggrapparsi a ciò che si pensava fosse vero. Ma alla fine si deve cercare di optare per la verità; perché Dio è nella verità, non nelle credenze. Dio “è” la Verità. E questo si può dimostrare attraverso il suo risultato: la pace interiore.

Coscienza cosmica

Storicamente, pochissimi individui hanno raggiunto questo livello. I loro scritti sono stati conosciuti e studiati, per cui la loro esperienza è nota. Recentemente, però, anche la scienza occidentale ha iniziato a indagare su questa regione della conoscenza, applicando i suoi metodi, e la nostra comprensione è aumentata in modo significativo.

Approfondendo lo studio di questa manifestazione, si giunge rapidamente alla conclusione che la nuova coscienza è “unitaria” e “unitiva”. Come si è detto nel capitolo 4, se tutti gli esseri umani fossero già installati a questo livello di coscienza, molte delle attuali discussioni tra le varie religioni cesserebbero; non tanto perché le differenze concettuali verrebbero integrate, ma piuttosto perché gli esseri umani si renderebbero conto che non sono così importanti; anche perché si capirebbe che il valore dell’unità è più importante dell’avere ragione o torto su un particolare concetto.

Gli esseri umani competono inconsciamente per l’energia a cui ci siamo aperti: l’energia che scorre tra di noi. Quando ci si apre alla coscienza cosmica, questa competizione cessa immediatamente, perché l’individuo diventa consapevole del problema e trova un’altra fonte inesauribile di energia a cui attingere senza paura di esaurirsi.

Una cosa che si capisce subito studiando i livelli di coscienza è che i problemi che sorgono a un livello si risolvono solo a quello successivo, e si risolvono perché dal livello successivo ci si rende conto che non c’era alcun problema, perché il problema è sempre nella mente e non “là fuori”.

La coscienza cosmica si manifesta in tutte le persone allo stesso modo e negli stessi stadi evolutivi, indipendentemente dai loro concetti precedenti o dalla loro fede religiosa; lo fa in un buddista come in un cristiano; e, quando appare, le differenze concettuali perdono gran parte del loro significato perché, tra le altre cose, questa coscienza è post-concettuale. È necessario comprendere che la differenza tra il pensiero e gli insegnamenti del Cristo e del Buddha è praticamente inesistente se interpretata a partire dalla coscienza cosmica, e che tali differenze cominciano ad apparire quando vengono interpretate a partire dalla coscienza di sé. Entrambi sono diversi nei loro dogmi, nei loro modi di vedere Dio e la vita eterna; ma hanno in comune un cuore buono e una lunga serie di elementi. Il cristiano sa, per fede, che in Cristo si rivela la verità divina, la Parola di Dio, che, pur essendo insondabile, non può mai essere posseduta in pienezza, ma bisogna lasciarsi possedere da essa. Ma, sempre tornando a questo esempio, quando parlano a Gesù di persone che battezzano, o che fanno del bene, e gli chiedono se “lo proibiamo”, Gesù precisa che: “chi non va contro di me è con me”. In altre parole, si permette a chi predica la salvezza e guarisce di fare del bene. Egli stabilisce così un modello di “diversità” e “rispetto” per questi modi di conoscere o interpretare la verità, senza mostrare alcun tipo di intolleranza.

È quindi possibile concludere che, con l’aiuto della scienza e l’ingresso nella coscienza cosmica di un maggior numero di individui appartenenti a religioni diverse, la convergenza tra le diverse fedi sarà inevitabile nel prossimo futuro. Inoltre, questa convergenza contribuirà a ridurre molte delle divisioni esistenti oggi tra gli esseri umani. Se vi addentrate nelle tradizioni religiose più profonde, vedrete che tutte parlano di non cadere nell’esclusivismo del “o il tuo o il mio”, ma di costruire insieme nelle forme inclusive dell'”et et”: “il tuo “e” il mio”, “questo “e” quello”; è il “non solo, ma anche”, perché la verità può essere vista da molte prospettive: scientifica, religiosa, antropologica, filosofica, mistica… come le facce con cui il quadro cubista scompone una figura. Ma questa non è la verità, sono solo prospettive. Se ne assolutizziamo una, sfiguriamo la verità che le contiene tutte in armonia.

La verità è un insieme di aspetti, qualcosa di insondabile, un tutto che non si può mai raggiungere completamente, ma a cui aspiriamo attraverso la conoscenza. Per questo il dialogo – assertivo, non esclusivo – ci aiuta ad andare di pari passo con gli altri nella conoscenza della verità, che è in definitiva Dio.

[XXXVI] pag. 185. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 7 Religione e spiritualità nel nuovo paradigma.

Sebbene si possa credere che la pratica spirituale non richieda fasi, ciò che è certo è che la vera spiritualità comporta una certa pratica. Con questo non si vuole negare che per molte persone il credo, la fede o la mitologia religiosa siano importanti; si vuole semplicemente aggiungere ciò che la testimonianza dei grandi yogi, santi e saggi del mondo ha reso abbondantemente chiaro: l’autentica spiritualità deve anche comportare l’esperienza diretta con una realtà vivente, rivelata immediatamente e intimamente nel cuore e nella coscienza degli individui, e favorita da una pratica diligente, sincera e sostenuta.

Anche se la spiritualità è concepita come un’esperienza di punta, spesso può essere indotta, o almeno sollecitata, da varie forme di pratica spirituale, come la preghiera contemplativa o la meditazione intensiva. Tutte queste azioni possono aprire una persona a un’esperienza diretta dello Spirito, e non solo a credenze o idee su di esso.

L’autentica spiritualità non consiste nel tradurre il mondo in modo diverso, ma nel trasformare la coscienza.

Troppo spesso, nella traduzione delle tradizioni mistiche orientali e cristiane occidentali in linguaggio occidentale, l’immensa profondità che le caratterizza viene appiattita, la loro richiesta radicale viene diluita e il loro potenziale di trasformazione rivoluzionaria viene diminuito.

La religione ha sempre svolto due funzioni molto importanti, ma allo stesso tempo molto diverse; una di esse agisce come un modo per creare un significato per l’io/ego separato: offre miti, storie, racconti, narrazioni, rituali e rinascite che insieme aiutano l’io separato a dare un senso alla sua esperienza e a resistere ai fendenti e alle frecce della fortuna atroce. Questa funzione della religione di solito non ha molta influenza sul livello di coscienza di una persona, cioè non porta a una trasformazione radicale, né offre una liberazione completa dell’io separato. Piuttosto, conforta l’ego, lo rafforza, lo difende, lo promuove. Finché l’ego separato crede ai miti, esegue i rituali, articola le preghiere o abbraccia i dogmi, allora crede ardentemente che sarà “salvato” – nel momento presente o in un’altra vita in cui gli sarà assicurata una soggezione eterna -.

In secondo luogo, però, la religione ha avuto anche la funzione – di solito per una piccola minoranza – di trasformazione radicale e di liberazione. Questa funzione non fortifica l’ego separato, ma lo trascende completamente. In breve, non persegue un rafforzamento convenzionale della coscienza, ma una trasmutazione e trasformazione radicale della parte più profonda di essa.

In breve, la differenza tra religione e illuminazione è che la religione si rivolge principalmente al regno della dualità (bene-male, grazia-peccato, salvezza-condanna), mentre l’illuminazione si rivolge alla non-dualità. L’ego deve essere trasceso e visto come l’illusione che è. Essere “una brava persona” è lodevole e rappresenta un grande progresso spirituale, ma da solo non porta all’illuminazione. Inoltre, è necessaria una comprensione avanzata della natura della coscienza. È essenziale capire la differenza tra dualità e non-dualità e come trascendere la dualità. L’illuminazione non è una nuova credenza, ma la trascendenza di tutte le credenze. E, come tutte le trascendenze, non esclude le credenze, ma le include e le trascende.

Queste due funzioni della religione possono essere enunciate in modi diversi. La prima – cioè la creazione di un significato per l’io – è una sorta di movimento orizzontale, mentre la seconda – quella di trascendere l’io – è una sorta di movimento verticale, più alto o più profondo, a seconda della metafora. Il primo si chiama traduzione, il secondo trasformazione.

La traduzione dà semplicemente all’ego un nuovo modo di pensare o di sentire la realtà, una nuova convinzione, forse olistica piuttosto che atomistica, legata al perdono piuttosto che al senso di colpa, forse relazionale piuttosto che analitica. L’ego impara a tradurre il suo mondo e il suo essere nei termini di questa nuova credenza, linguaggio o paradigma, e questi nuovi e piacevoli atti di traduzione alleviano o diminuiscono la paura insita nel cuore dell’ego, almeno temporaneamente.

Tuttavia, con la trasformazione, il processo stesso di traduzione viene messo in discussione, minato e infine smantellato. Con la tipica traduzione, all’ego (o soggetto) viene dato un nuovo modo di pensare al mondo (o agli oggetti); ma con la trasformazione radicale l’ego stesso osserva e indaga su se stesso, e letteralmente si strangola a morte.

La vera trasformazione non è una questione di fede, ma di “morte del credente”; non cerca di tradurre il mondo, ma di trasformarlo; non cerca di trovare la consolazione, ma l’infinito al di là della morte; non accontenta l’ego, ma lo frantuma.

Entrambe le funzioni sono significativamente importanti e totalmente indispensabili. Gli individui, per la maggior parte, non nascono più “illuminati”, ma entrano in un mondo di errori e di sofferenza, di speranza e di paura, di desiderio e di disperazione. E iniziano, molto presto, a imparare diversi modi di tradurre il loro mondo per dargli un senso e un significato.

Per quanto si voglia trascendere la mera traduzione e trovare una vera trasformazione, si tratta di una funzione assolutamente necessaria e fondamentale per la maggior parte delle vite umane. Coloro che non possono o non sanno tradurre correttamente, con una buona dose di integrità e accuratezza, cadono rapidamente in una grave nevrosi o addirittura in una psicosi; per loro il mondo cessa di avere senso e i confini tra l’io e il mondo non si trascendono, ma iniziano a sgretolarsi. Non c’è realizzazione, ma crollo; non c’è trascendenza, ma disastro. In questo senso, il ruolo che la religione organizzata ha svolto nel corso della storia è stato straordinariamente importante e continua ad esserlo.

Ma, a un certo punto del processo di maturazione dell’individuo, la traduzione stessa, per quanto adeguata o sicura, cessa di essere confortante. Nuove credenze, nuovi paradigmi, nuovi miti, nuove idee… nulla di tutto ciò è sufficiente. L’unica strada che ha senso è quella della trascendenza dell’intero essere.

Tuttavia, il numero di individui che sono pronti per un tale percorso è sempre stato, e probabilmente sarà sempre, una minoranza. Per la maggior parte delle persone, qualsiasi tipo di credo religioso rientrerà nella categoria della consolazione: sarà una nuova traduzione orizzontale che crea una sorta di significato in mezzo al mondo mostruoso.

In larga misura, il servizio della religione consiste nel fornire legittimità all’ego – alle sue credenze, ai suoi paradigmi, alle sue visioni del mondo e al suo percorso nel mondo. Questa funzione della religione è stata la più importante in tutte le tradizioni religiose del mondo.

Non si dovrebbe “giocare” in modo frivolo con il collante di base che tiene in ordine le società nel loro complesso. Il motivo è che, il più delle volte, quando il collante (la traduzione) si dissolve, il risultato non è il progresso e la liberazione, ma il caos personale e sociale.

Laddove la religione traslativa offre legittimità, la religione trasformativa offre autenticità. Per i pochi individui che sono pronti, c’è una richiesta sempre più insistente di apertura trasformativa, di autenticità, di vera illuminazione e liberazione. E, a seconda della propria capacità di soffrire, prima o poi la persona risponderà a questa chiamata.

La spiritualità trasformativa non cerca di rafforzare o legittimare alcuna visione del mondo attuale, né di confortare; cerca piuttosto di fornire autenticità, rompendo con il consolidato, con ciò che il mondo considera legittimo, frantumando il banale. Questa spiritualità è in definitiva rivoluzionaria.

I fatti descritti portano a diverse conclusioni:

In primo luogo, è generalmente vero che l’Oriente ha visto un maggior numero di persone autenticamente realizzate. Tuttavia, la percentuale effettiva della popolazione in Oriente e in Occidente che è impegnata in un’autentica spiritualità trasformativa è, ed è sempre stata, piccola.

Ciò significa, inequivocabilmente, che il resto della popolazione è al massimo coinvolto in vari tipi di religione orizzontale traslativa, che si limita a legittimare: partecipa a pratiche magiche, credenze mitiche, preghiere materiali di petizione, rituali, ecc. In altre parole, sono coinvolti solo in forme traslazionali che servono a dare significato all’io separato, una funzione che è il principale legante sociale di tutte le culture fino ad oggi.

Il punto è molto semplice: la spiritualità radicalmente trasformativa è estremamente eccezionale, ovunque nella storia e nel mondo.

Quindi è meglio fare i conti con il fatto indiscutibile che l’autentica spiritualità trasformativa è uno dei gioielli più preziosi dell’intera tradizione umana, proprio perché, come tutti i gioielli, è straordinaria.

Anche se si è profondamente convinti che la funzione più importante che si possa svolgere sia quella di offrire un’autentica spiritualità trasformativa, il fatto è che gran parte di ciò che gli esseri umani devono fare, nell’ambito della loro capacità di esercitare una spiritualità “decente” nel mondo, è in realtà offrire una traduzione più “benigna” in un modo più “utile”. In altre parole, anche se si pratica o si offre un’autentica spiritualità trasformativa, molto di ciò che si deve fare in prima istanza è fornire alla maggior parte delle persone un modo più adeguato di “tradurre” la loro condizione. Prima di poter offrire autentiche trasformazioni, è necessario iniziare con traduzioni utili. Il motivo è che se la traduzione è troppo rapida o troppo brusca, il risultato, ancora una volta, non sarà la svolta o la liberazione, ma il collasso.

Oltre a offrire una trasformazione autentica e radicale, bisogna anche essere sensibili e attenti ai benefici delle pratiche minori e traslative. Pertanto, questa posizione richiede un “approccio integrale”, un approccio di trasformazione globale, un approccio che onora e incorpora le pratiche traslazionali e trasformative minori, un approccio che abbraccia gli aspetti fisici, emotivi, mentali, culturali e comunitari dell’essere umano in preparazione alla sua trasformazione finale.

È importante notare che un approccio olistico alla spiritualità combina il meglio dell’orizzontale e del verticale, del traslazionale e del trasformativo, del legittimo e dell’autentico; è quindi essenziale concentrare gli sforzi per ottenere una visione equilibrata e sana della situazione umana.

Ogni eccellenza è elitaria, questo è chiaro. E questo include l’eccellenza spirituale. Tuttavia, questo è un caso di elitarismo a cui siamo tutti invitati. Poiché la spiritualità, come ogni altra cosa, è una questione di tutti i quadranti e livelli, è importante capire che sia la spiritualità che la religione dovranno offrire una versione preconvenzionale, convenzionale, postconvenzionale e trasformativa, sia che si tratti di Cristo, Buddha o Krishna.

Ad esempio, nel quadrante in alto a sinistra, dal punto di vista psicologico, un individuo deve passare da credenze etnocentriche a credenze geocentriche. Si tratta di una difficile trasformazione da un’identità basata sul ruolo a una basata sulla persona. Ma, allo stesso tempo, permette all’individuo di adottare una posizione post-convenzionale, una morale che prende il mondo come centro, non solo una morale etnocentrica – quella mentalità del “noi contro loro”. Per una persona con una formazione e una fede cristiana, il “salto” consiste nel rendersi conto che Gesù Cristo può essere il proprio salvatore personale, ma che altre persone possono trovare un percorso diverso che porta alla stessa salvezza, poiché lo Spirito Santo parla agli uomini e alle donne in modi diversi, in lingue diverse e in Paesi diversi. A Gesù fu chiesto di coloro che facevano il bene ma non appartenevano al suo gruppo, ed egli disse: “Non glielo vietate, perché quelli che non sono contro di me sono con me”. In altre parole: chi non disperde, raccoglie.

Allo stesso tempo, nel quadrante inferiore sinistro, l’individuo ha bisogno di sentire che la sua religione sostiene un Gesù veramente universale o cattolico, e non solo un credo etnocentrico. Il modo in cui questo viene istituzionalizzato nel quadrante inferiore destro contribuirà a determinare il comportamento – che risiede nel quadrante superiore destro – appropriato per una persona di fede nel mondo postmoderno.

La maggior parte degli approcci traslazionali del Nuovo Paradigma raccomanda di utilizzare il pensiero olistico. Ma si è già visto che lo sviluppo cognitivo è necessario, anche se non sufficiente, per lo sviluppo spirituale. È possibile praticare il pensiero olistico e allo stesso tempo essere meno avanzati in altre aree dello sviluppo, ad esempio a causa del mantenimento di impulsi egocentrici ed emotivi, di inclinazioni narcisistiche, ecc. Pensare in modo olistico non sarà sufficiente, anche se è di grande aiuto, per trasformare la coscienza interiore; per questo, è necessario affrontare le fasi interne di crescita e sviluppo.

Gli esseri umani si evolvono verso livelli di coscienza più elevati passando attraverso una serie di grandi trasformazioni interiori. È anche vero che si può stare seduti sul tatami della meditazione per decenni senza mai vedere nulla che assomigli agli stadi della Dinamica a Spirale. Tuttavia, si può studiare la Dinamica a Spirale e non vivere mai un’esperienza mistica.

Tenere a mente entrambe le cose è essenziale per progredire nella comprensione del ruolo della religione e della spiritualità nel mondo del Nuovo Paradigma.

La spiritualità è una dimensione molto importante e naturale della psiche umana e la ricerca spirituale è un comportamento umano legittimo e pienamente giustificato. Tuttavia, è necessario sottolineare che si tratta di una spiritualità autentica, basata sull’esperienza personale, e non di un sostegno alle ideologie e ai dogmi delle religioni organizzate. Per evitare fraintendimenti e confusioni che in passato hanno portato a discussioni simili, è molto importante fare una chiara distinzione tra spiritualità e religione.

La spiritualità si basa su esperienze dirette di dimensioni per lo più invisibili della realtà che si presentano o diventano visibili solo negli stati olotropici di coscienza. Non richiede un luogo speciale o persone ufficialmente designate per mediare con il divino. I mistici non hanno bisogno di chiese o templi. Il contesto in cui sperimentano le dimensioni sacre della realtà, compresa la propria divinità, è fornito dai loro corpi e dalla natura. Possono aver bisogno di un gruppo di sostegno di compagni di ricerca o della guida di un maestro che sia più avanti nel cammino interiore.

Le religioni organizzate tendono a creare sistemi gerarchici. In questo caso, la vera vita spirituale continua solo nei rami mistici e negli ordini monastici delle religioni coinvolte. L’esperienza mistica profonda tende a dissolvere i confini tra le religioni e a rivelare connessioni profonde tra di esse, mentre il dogmatismo delle credenze organizzate enfatizza le differenze tra le varie fedi e genera antagonismo e ostilità.

Le grandi tradizioni mistiche hanno accumulato un’ampia conoscenza della coscienza umana e delle realtà spirituali in modo simile al modo in cui gli scienziati acquisiscono la conoscenza del mondo materiale. Si tratta di una metodologia per l’induzione di esperienze transpersonali, la raccolta sistematica di dati e la validazione intersoggettiva. Le esperienze spirituali, come qualsiasi altro aspetto della realtà, possono essere oggetto di un’indagine attenta e aperta, e possono anche essere studiate scientificamente, a patto che si intenda la scienza in senso lato, e non la scienza empirico-analitica, come verrà spiegato meglio nel prossimo capitolo).

L’indagine scientifica sulla coscienza ha fornito prove convincenti dell’esistenza oggettiva della realtà dell’immaginazione, convalidando così i principali presupposti metafisici della visione mistica.

Il conflitto tra religione e scienza riflette un malinteso o un’incomprensione fondamentale tra le due. Come ha già sottolineato Ken Wilber, non può esistere alcun conflitto tra scienza e religione se questi due campi sono correttamente compresi e praticati. Se sembra esserci, è probabile che si tratti di “falsa scienza” e/o “falsa religione”. L’apparente incompatibilità è dovuta al fatto che entrambe le parti fraintendono gravemente la posizione dell’altra e probabilmente rappresentano anche una versione falsa della propria disciplina. Lo stesso Dio che ci ha dato la religione ci ha dato la ragione, e poiché Egli è la Verità, se ci fosse un’opposizione tra le due, avremmo perso Dio e anche la Verità.

È possibile pensare ai mistici come a scienziati dell’interiorità, della mente. Gli scienziati tradizionali cercano di capire qualsiasi fenomeno attraverso un’osservazione meticolosa; sopprimono i dati “distraenti”, riducono il “rumore” al minimo e controllano i fattori che potrebbero disturbare le loro osservazioni; poi fanno deduzioni dalle osservazioni e condividono le loro conclusioni con altri per vedere se le confermano.

I mistici fanno lo stesso, ma nel regno della mente. Cercano di ridurre al minimo il rumore delle distrazioni mentali ritirando l’attenzione dalle esperienze sensoriali; acquietano la mente e si concentrano su aspetti della coscienza che normalmente passano inosservati ai comuni mortali. Anche loro hanno condiviso le loro scoperte, non su riviste scientifiche, ma attraverso i numerosi insegnamenti e discorsi spirituali che abbondano in ogni cultura.

Questi scienziati della mente hanno osservato l’ascesa e la caduta del pensiero. Sono andati alla fonte della loro esperienza, all’essenza stessa della mente. Lì hanno scoperto una profonda connessione con la base di tutto l’essere. La sensazione di essere un individuo, quel senso di “io” che tutti conoscono così bene, ma che sembra così difficile da definire, non si rivela poi così unica. È semplicemente la sensazione di essere consapevoli, ed è qualcosa che tutti condividono con tutti gli altri. La luce della consapevolezza, che uno percepisce come se stesso, è la stessa luce che un altro conosce e percepisce come se stesso; la stessa luce che brilla in un gran numero di menti.

Come già detto, la spiritualità autentica è trasformativa e non traslativa. L’obiettivo è raggiungere l’unione con la realtà. Il mistico è una persona che crede e mira al raggiungimento di tale unione. Essere mistici significa sperimentare l’anima o, in altre parole, la fonte, l’essenza e la presenza della realtà trascendente.

La spiritualità è il dominio della coscienza, che comprende l’osservatore, l’osservato e il processo di osservazione. In un linguaggio aggiornato, così si definisce il Vedanta, il ramo più profondo della spiritualità indiana: “La spiritualità è l’essenza di ogni fede, ma non è contenuta in nessuna fede”.

Rumi, da parte sua, sottolinea che:

“L’amore è in tutte le religioni, ma l’amore non ha religione”.

Nella sua manifestazione come anima individualizzata, lo Spirito sviluppa progressivamente il suo potere di conoscenza attraverso i successivi stadi evolutivi: come risposta subcosciente nei minerali, come sensibilità nel mondo vegetale, come conoscenza sensibile e istintiva negli animali, come intelletto, ragionamento nell’intuizione introspettiva non ancora molto sviluppata negli esseri umani, e come intuizione pura nell’uomo insediato nella coscienza mistica.

“Nascere di nuovo”, come ci invitano a fare gli insegnanti spirituali, significa molto di più che diventare membri di una chiesa e ricevere qualcosa come il battesimo in una cerimonia. Il semplice credere non assicura all’anima un posto in “cielo”, ma è necessario per raggiungere la comunione con Dio ora. Gli esseri umani diventano angelici sulla terra e non in “cielo”. Qualunque sia il punto in cui una persona interrompe il suo progresso spirituale all’approssimarsi della morte, da quel punto continueranno le sue successive purificazioni o, in altre parole, da quel punto l’archivio della coscienza deve continuare a essere riempito con la comprensione della Verità.

pag. 183. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 6 Filosofia e psicologia integrale – 6.3: Lo sviluppo psicologico deve essere completato prima di iniziare quello spirituale?

6.3 Lo sviluppo psicologico deve essere completato prima di iniziare quello spirituale?

La risposta alla domanda posta nel titolo di questa sezione dipende, ancora una volta, da come vengono definiti i termini. Se la spiritualità viene spiegata come una linea di sviluppo separata, la risposta è “no”, poiché lo sviluppo spirituale avviene in parallelo allo sviluppo psicologico, non sopra di esso. D’altra parte, se la spiritualità viene definita come un’esperienza limite, la risposta è anch’essa “no”, poiché questa può verificarsi anche senza un grande sviluppo psicologico. Ma al di là di questo, la risposta diventa un po’ più complicata.

Innanzitutto, ciò che molti teorici intendono per “sviluppo psicologico” sono in realtà gli stadi di sviluppo personale – preconvenzionale, convenzionale e postconvenzionale – e ciò che intendono per “spirituale” si identifica con lo stadio transpersonale (post-convenzionale). Se si prendono in considerazione queste definizioni e si guarda a qualsiasi linea di sviluppo, lo psicologico in generale deve essere completato prima che lo spirituale possa emergere in modo stabile; questo semplicemente perché, come indica la ricerca, il post-convenzionale non può essere prodotto senza che il convenzionale venga prima, e così via.

Tuttavia – e questo è ciò che ha confuso molti teorici – poiché le linee di sviluppo possono evolversi in modo indipendente, è possibile che un individuo sia molto avanzato spiritualmente (transpersonale o post-convenzionale) lungo una linea, ma che si trovi a uno stato personale o psicologico molto basso (convenzionale o pre-convenzionale) in altre aree. Per esempio, una persona può trovarsi a un livello di conoscenza transpersonale – magari raggiunto attraverso lo sviluppo contemplativo – e tuttavia trovarsi a uno stadio personale o psicologico precedente di sviluppo morale. Quindi, anche se, secondo queste definizioni, lo spirituale viene solo dopo lo psicologico in qualsiasi linea, lo sviluppo spirituale può avvenire prima, insieme o dopo qualsiasi tipo di sviluppo psicologico; proprio perché le linee stesse sono relativamente indipendenti. Una persona può essere preconvenzionale in una linea, postconvenzionale in un’altra e postconvenzionale in altre tre. Il che, secondo queste definizioni, significa essere su due livelli psicologici e tre livelli spirituali. La conclusione è, quindi, che in generale lo sviluppo psicologico non deve essere completato prima che si verifichi qualsiasi tipo di sviluppo spirituale.

[XXXIV] pag. 174. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 6 Filosofia e psicologia integrale – 6.2: I quattro quadranti della manifestazione.

6.2 I quattro quadranti della manifestazione

Grazie alla visione integrale si è evidenziato il problema del riduzionismo materiale che predominò il paradigma antico e si è trovato un modo semplice di rovesciarlo. Tutti i sistemi suddetti si aggiustano o sono riflessi in quattro principi generali. Con il tempo si è reso evidente che queste quattro categorie raffigurano l’interno e l’esterno dell’individuale e dell’intero. Nel diagramma seguente, che rappresenta tali principi, la metà superiore è individuale, la metà inferiore è comunitaria o collettiva, la metà sinistra è l’interno (soggettivo, la coscienza) e la metà destra è l’esterno (oggettivo, il materiale).

Figura 12. I quattro quadranti della manifestazione

Quindi, il quadrante superiore sinistro rappresenta l’interno della persona, l’aspetto soggettivo della coscienza o la consapevolezza individuale. Il quadrante superiore sinistro include tutto lo spettro della coscienza così come si manifesta in un individuo, dalle sensazioni corporali alle idee mentali nell’anima e nello spirito. Lo psicografico integrale è un diagramma di questo quadrante. Il linguaggio di questo quadrante è quello del “Sè”: espressioni in prima persona del flusso interno della coscienza.

Il quadrante superiore destro rappresenta le correlazioni oggettive o esterne degli stati interiori della coscienza. Senza preoccuparci, per adesso, della relazione esatta tra la mente interiore e il cervello oggettivo, si può semplicemente segnalare che entrambi sono, almeno, intimamente connessi. Gli investigatori che studiano questo quadrante si focalizzano sui meccanismi del cervello, i neurotrasmissori e i calcoli organici che supportano la coscienza – neurofisiologia, scienza cognitiva, psichiatria biologica, ecc. -. Il linguaggio di questo quadrante è quello del “lui” (lui-linguaggio): terza persona che spiega e espone i fatti scientifici sull’organismo individuale.

Ma gli individui non sono mai soli; ogni essere è un essere nel mondo. Le persone sono sempre parte di un intero, e in esso esistono gli “interiori” e gli “esteriori”. Questi si trovano nei quadranti inferiori sisnistro e inferiore destro, rispettivamente. Il quadrante inferiore sinistro rappresenta l’interiore della collettività, o i valori, significati, visioni del mondo e dell’etica che sono condivisi per un gruppo di persone. Il linguaggio di queso quadrante è quello del “noi” (noi-linguaggio): seconda persona o “linguaggio io-tu”, che comporta comprensione reciproca, giustizia e bontà. In poche parole, “come io e te ci incarichiamo di andare d’accordo”. Questo è il quadrante della cultura.

Ma quest’ultima non esiste solo come idee immaginarie degli interiori. Così come la coscienza individuale è in qualche modo ancorata al mondo delle forme materiali e oggettive – come il cervello -, nello stesso modo tutte le componenti culturali sono ancorate alle forme istituzionali, materiali ed esteriori che appartengono al quadrante inferiore destro. Questi sistemi sociali includono istituzioni materiali, formazioni geopolitiche, così come le forze della produzione. Dovuto a questi fenomeni oggettivi, il linguaggio di questo quadrante, come quello dell’individuale oggettivo, è quello del “lui” (lui-linguaggio).

Siccome i quadranti superiore e inferiore destri sono gli oggettivi, possono essere trattati come un denominatore comune. Questo significa che i quattro quadranti si possono racchiudere nei “Tre Grandi” del sè, del noi e del lui. Oppure l’estetica del “Sè”, la morale del “noi” e il “lui” della scienza.

In altre parole, i quattro quadranti sono in realtà la base della differenziazione moderna delle sfere di valore dell’arte, della morale e della scienza. Laddove la pre-modernità tendeva a non differenziare chiaramente i tre grandi ambiti, la modernità lo ha fatto, lasciando ciascuno libero di perseguire la propria strada. Questa differenziazione fa parte della dignità della modernità, che ha permesso a ciascun ambito di perseguire le proprie verità, facendo scoperte sorprendenti e di vasta portata che trovano d’accordo anche i critici più severi e che stabiliscono una chiara linea di distinzione tra modernità e pre-modernità.

Ma c’è qualcos’altro che ha differenziato definitivamente le due fasi. La differenziazione dei Tre Grandi è stata portata troppo in là nella sua dissociazione, e questo ha portato a una scienza imperialista che domina le altre sfere e sostiene che esse non possiedono una realtà intrinseca, di per sé. La conoscenza si ridusse così allo “scientismo” o materialismo scientifico, a una visione unidimensionale dell’uomo e al disincanto nei confronti del mondo. La mente, l’anima e lo Spirito sono stati lasciati indietro.

Sembra quindi che la pre-modernità avesse almeno una grande forza che mancava alla modernità: riconosceva la Grande Catena dell’Essere, che è fondamentalmente una mappa generale delle potenzialità umane superiori. Ma la premodernità aveva anche almeno una grande debolezza: non differenziava completamente le diverse sfere di valore a nessuno dei livelli della Grande Catena. In questo modo, tra l’altro, si ostacolava l’indagine scientifica oggettiva dello spettro; si consideravano universalmente valide specifiche espressioni culturali della Grande Catena e i precetti morali raccomandati a tutti rimanevano legati a quelle limitate espressioni culturali.

Il lavoro da fare, quindi, sembra essere quello di prendere i punti di forza della pre-modernità e della modernità e di eliminare le loro debolezze.

Un obiettivo che potrebbe essere valido sarebbe quello di integrare le verità durature degli approcci premoderni e moderni alla psicologia e alla coscienza. Come già spiegato, l’essenza della visione del mondo premoderna è la Grande Catena dell’Essere, mentre quella della modernità è la differenziazione tra le sfere di valore dell’arte, della morale e della scienza. Pertanto, per integrare premodernità e modernità si dovrebbe integrare la Grande Catena con le differenziazioni della modernità. Ciò significa che ciascuno dei livelli della Grande Catena tradizionale deve essere attentamente differenziato secondo i quattro quadranti. Questo rispetterebbe sia la tesi centrale della spiritualità antica – cioè la Grande Catena – sia la rivendicazione centrale della modernità – cioè la differenziazione delle sfere di valore – e potrebbe fornire la base per passare a una psicologia più integrale.

Tale integrazione può essere rappresentata in modo molto semplice, come nella figura sottostante, dove ciascuno dei livelli della Grande Catena è differenziato secondo i quattro quadranti.

Ma a differenza della modernità, che ha negato i livelli superiori, i quattro quadranti intendono includere tutti i livelli, dal corpo alla mente, dall’anima allo spirito. Inoltre, a differenza della pre-modernità, tutti i quadranti sono inclusi in ciascuno dei livelli, invece di fonderli indiscriminatamente.

Figura 13. Presa da “Una breve storia di tutte le cose”, Ken Wilber

Nasce così l’obiettivo di una psicologia integrale: il coordinamento e l’integrazione dei risultati della ricerca attraverso tutti i livelli e i quadranti. Il punto essenziale dell’approccio integrale è che per una comprensione completa di qualsiasi quadrante, esso deve essere analizzato nel contesto di tutti gli altri.

Questa integrazione, “tutti i livelli, tutti i quadranti”, è stata negata alla pre-modernità – che era tutti i livelli, ma non tutti i quadranti – e anche alla modernità – che era tutti i quadranti, ma non tutti i livelli. La modernità, nella sua comprensibile ansia di correlare tutte le realtà soprannaturali, “metafisiche”, con le realtà “empiriche” del mondo – un programma legittimo, poiché tutti gli eventi sul lato sinistro hanno correlazioni sul lato destro – ha involontariamente “trasformato” tutti gli interiori in esteriori, rompendo così l’armonia vitale; perché è altrettanto sbagliato ridurre tutto all’interiore che all’esteriore.

Un approccio integrale al Cosmo consisterebbe nell’indagare tutti i livelli e le linee in tutti i quadranti, senza tentare di ridurre nessuno di essi agli altri in modo ingiustificato. Si osserva che tutte le entità o gli oloni dei quadranti di destra hanno una “posizione semplice”. Esse e le loro estensioni sono osservabili attraverso i sensi.

Rocce, villaggi, organismi, ecosistemi, pianeti, ecc. sono visibili. Al contrario, nessuno degli oloni dei quadranti di sinistra ha una posizione semplice. Sentimenti, concetti, stati di coscienza, illuminazioni interiori, valori culturali, ecc. non possono essere visti scorrere nel mondo esteriore. Nessuno di questi esiste nello spazio fisico o sensomotorio, ma in quello emotivo, concettuale, spirituale, di comprensione reciproca, di valori e significati condivisi, ecc. Sebbene abbiano dei correlati nel mondo fisico oggettivo, non possono essere “ridotti” ad esso senza distruggere completamente la loro essenza.

Di seguito sono riassunti alcuni dei principi che possono spiegare gli alti e bassi della manifestazione della coscienza e che sono necessari per l’evoluzione culturale secondo l’approccio integrale.

Man mano che la coscienza si evolve e si manifesta, ogni fase risolve o attenua i problemi della fase precedente, ma aggiunge i problemi del nuovo stato. Poiché l’evoluzione, in tutti i campi, opera attraverso un processo di differenziazione e integrazione, ogni nuovo e più complesso livello comporta problemi non presenti nei livelli precedenti.

Più stadi ci sono nell’evoluzione, maggiore è la profondità del Cosmo, più le cose possono andare male.

Pertanto, l’evoluzione comporta intrinsecamente l’introduzione di nuove possibilità, meraviglie e glorie ad ogni stadio, ma queste sono sempre accompagnate da nuove paure, problemi e disastri. Qualsiasi resoconto equilibrato della storia è una cronaca delle nuove meraviglie e dei nuovi sconvolgimenti che si sono sviluppati nell’evoluzione della coscienza.

Proprio perché l’evoluzione procede lungo un processo di differenziazione e integrazione, a ogni stadio qualcosa può andare storto – più il Cosmo è profondo, più possono comparire disturbi. E, come abbiamo visto, una delle forme più frequenti di patologia evolutiva si verifica quando la differenziazione si spinge troppo in là nella dissociazione, sia ontogeneticamente – in termini di nascita e sviluppo dell’individuo – sia filogeneticamente – in termini di nascita e sviluppo della specie. Nell’evoluzione umana, ad esempio, una cosa è differenziare mente e corpo e un’altra è dissociarli; una cosa è differenziare la cultura dalla natura e un’altra è dissociarle. La differenziazione è il preludio dell’integrazione, mentre la dissociazione è il preludio della decomposizione….

L’evoluzione umana, come l’evoluzione ovunque, è caratterizzata da una serie di importanti differenziazioni, assolutamente normali e cruciali per l’evoluzione e l’integrazione della coscienza. Per esempio, una ghianda diventa una quercia solo grazie alla differenziazione. Ma in ogni fase queste differenziazioni possono sconfinare nella dissociazione, trasformando la crescita in cancro, la cultura in incubo e la coscienza in agonia. Qualsiasi resoconto equilibrato della storia è una cronaca non solo delle necessarie differenziazioni dell’evoluzione della coscienza, ma anche delle dissociazioni e delle distorsioni patologiche che troppo spesso si sono verificate.

È inoltre necessario sottolineare la differenza tra trascendenza e repressione. Dire che l’evoluzione avanza per differenziazione e integrazione significa dire che lo fa cercando la trascendenza e l’inclusione. Ogni stadio include i suoi predecessori, e poi aggiunge le proprie qualità definitorie ed emergenti: trascende e include.

Ma a volte, in modo patologico, la dimensione superiore non trascende e include, bensì trascende e reprime, cioè nega, distorce e interrompe. Ogni nuovo stadio superiore ha esattamente questa scelta: trascendere e includere, proteggere, integrare, onorare e rispettare, oppure trascendere e reprimere, negare, antagonizzare e opprimere.

Occorre inoltre distinguere tra gerarchia naturale e gerarchia patologica. Nel corso del processo evolutivo, ciò che è “tutto” in un determinato momento diventa “parte” del tutto al livello successivo: atomi interi diventano parte di molecole, molecole intere diventano parte di cellule, e cellule diventano parte di organismi… Come già visto, ogni elemento del Cosmo è un tutto/parte, un olone che esiste in una gerarchia annidata o olarchia, e che aumenta in interezza e olismo.

Ma ciò che trascende può reprimere e le gerarchie naturali possono degenerare in gerarchie patologiche di dominio. In questi casi, un olone arrogante non vuole essere sia intero che parte, ma vuole solo essere intero. Non accetta di essere parte di qualcosa di più grande di sé, né di partecipare alla comunione dei suoi simili, ma cerca di dominare col proprio carattere. In questo modo, il potere sostituisce la comunione, il dominio la comunicazione e l’oppressione la reciprocità.

D’altra parte, le strutture superiori possono essere dominate da impulsi infeyriori. Il tribalismo, se lasciato a sè stesso, è relativamente benigno, semplicemente perché i suoi mezzi e le sue tecnologie sono più o meno innocui. Il problema è che le tecnologie avanzate della razionalità, quando vengono dirottate dal tribalismo e dai suoi impulsi etnocentrici, possono essere devastanti.

[XXXIII] pag. 167. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 6 Filosofia e psicologia integrale – 6.1: La natura olonica della realtà.

6.1 La natura olonica della realtà

Alcuni dei modelli che sembrano necessari per l’evoluzione dalla materia alla vita e alla mente sono già stati identificati dall’approccio integrale.

La realtà è composta da totalità/parti o “olon”. Arthur Koestler ha coniato il termine “holon” per indicare un’entità che è essa stessa un tutto e allo stesso tempo parte di un altro tutto. Se si analizza la realtà e i suoi processi in dettaglio, diventa subito chiaro che tutte le cose sono anche parte di qualcos’altro. Sono totalità/parti, cioè oloni.

Per esempio, un atomo è sia un tutto che una parte di una molecola. Ogni molecola, oltre a essere una realtà completa in sé, è parte di una cellula, e così via. Nessuna di queste entità è solo una parte o solo un intero, ma un intero/una parte, o un olon. Il punto è che, in un certo senso, tutto è fondamentalmente un olon.

Nella loro disputa filosofica di duemila anni fa, gli atomisti e i totalisti si chiedono: che cosa è definitivamente reale, la parte o il tutto? In realtà, la risposta è: nessuno dei due, o entrambi. In realtà, esistono solo interi/parti in tutte le direzioni.

Una particella subatomica è essa stessa un olone. Così come una cellula, un simbolo, un’immagine o un concetto. Quindi il mondo non è composto da atomi o simboli, ma da olone.

Alcune delle proprietà che tutti gli oloni hanno in comune sono esaminate qui di seguito:

Poiché ogni olone è un’interezza/parte, si potrebbe dire che ha due “tendenze” o “pulsioni”, perché deve mantenere sia la sua interezza che la sua partizione.

Da un lato, deve mantenere la propria integrità e identità, autonomia, organizzazione e funzione. Se non riesce a conservare la propria identità, semplicemente cessa di esistere. Quindi una delle caratteristiche di un olone, in qualsiasi campo, è il suo carattere, la sua capacità di mantenere la propria integrità di fronte a pressioni ambientali che altrimenti lo distruggerebbero. Questo vale per gli atomi, le cellule, gli organismi, le idee e così via.

Ma un olone non è solo un insieme che deve conservare la propria identità, ma anche parte di un altro sistema o di una totalità, per cui, oltre a mantenere la propria autonomia come insieme, deve allo stesso tempo essere parte di quell’altra “cosa”. La sua stessa esistenza dipende dalla capacità di inserirsi nel suo ambiente, dal successo delle sue comunioni come parte di altri interi; e questo vale sia per gli atomi che per le molecole, gli animali e gli esseri umani.

Alcuni legami di connessione di tipo spirituale sono chiamati “comunione”, ma questo termine si applica qui ad ogni tipo di connessione essenziale per la dinamica degli oloni. Se si verifica un errore in uno dei suoi due impulsi – nel mantenere il suo carattere o la sua comunione – viene semplicemente cancellato, cessa di essere.

Se un olone non riesce a mantenere il suo carattere e le sue comunioni, allora può rompersi completamente. Quando si disgrega, si scompone nei suoi suboloni: le cellule si scompongono in molecole, che si scompongono in atomi, e così via. L’aspetto affascinante della decomposizione di un olone è che tende a dissolversi nella direzione inversa a quella in cui era organizzato.

Così abbiamo carattere e comunione che operano “orizzontalmente” a qualsiasi livello, mentre “verticalmente”, a un livello più alto, si realizza l’autotrascendenza e a un livello più basso l’autodissoluzione. Gli oloni sono soggetti a diverse “spinte” sulla propria esistenza: la spinta a essere un tutto; la spinta a essere una parte; la spinta verso l’alto e la spinta verso il basso. In altre parole: carattere, comunione, trascendenza e dissoluzione.

Un’altra caratteristica degli oloni è che “emergono”. L’evoluzione è un processo di autotrascendenza che va sempre oltre ciò che c’era prima. E attraverso questa emersione, nuove entità nascono ed esistono. Questo è uno dei motivi per cui un olone non può essere ridotto ai suoi componenti più elementari; l’interezza di un olone non può essere trovata in nessuna delle sue parti.

Molti scienziati e pensatori concordano sul fatto che l’autotrascendenza è incorporata nel tessuto dell’universo. In generale, sembra che amiamo lo Spirito, la creatività e gli oloni.

Un’altra caratteristica degli oloni è che quando emergono, emergono in modo olarchico. “Olarchia” è un altra definizione per le gerarchie naturali. Quando gli olisti dicono che “l’insieme è maggiore della somma delle sue parti” significa che l’insieme ha un livello di organizzazione superiore a quello che possiedono le parti da sole, quindi occupa un livello superiore nella gerarchia (olarchia).

Un’altra caratteristica è che ogni olone emergente trascende, ma a sua volta include, il suo predecessore. Per esempio, la cellula va oltre i suoi componenti molecolari, ma li include; le molecole trascendono e includono gli atomi, che trascendono e includono le particelle… e così via.

Nel trascendere, i “cumuli di parti” diventano interi, e nell’includere le parti sono abbracciate, unite in una comunità e in uno spazio condiviso che le solleva dal fardello di essere un frammento.

L’evoluzione è un processo di trascendenza e inclusione: trascendere il cuore dello spirito in azione; questo è il segreto ultimo dell’impulso evolutivo.

Si può dire che tutto ciò che è inferiore è in quello superiore, ma non viceversa; cioè, non tutto ciò che è superiore è in quello inferiore, che è ciò che invariabilmente stabilisce una gerarchia.

Per esempio, anche se la biosfera venisse distrutta – il che significherebbe la fine di ogni forma di vita – la “fisiosfera” continuerebbe a esistere. Ma se venisse distrutta, anche la biosfera scomparirebbe immediatamente. Questo perché la biosfera trascende e include la fisiosfera, non viceversa. La fisiosfera occupa un livello di organizzazione strutturale inferiore rispetto alla biosfera. Allo stesso modo, la “noosfera” è più alta della biosfera. Questo è il significato di organizzazione superiore o inferiore. Quindi la fisiosfera fa parte della totalità che costituisce la biosfera, mentre la biosfera, a sua volta, fa parte di un’altra totalità: la noosfera. Pertanto, si può anche dire che la fisiosfera è più fondamentale della biosfera, ma meno significativa della biosfera in termini evolutivi.

È importante non confondere la dimensione o la portata con la profondità. La profondità è data dal numero di livelli di un’olarchia, mentre la dimensione si riferisce al numero di oloni in un livello.

Può confondere il fatto che l’evoluzione produca una maggiore profondità e una minore estensione ai livelli più alti, ma il motivo è che il più alto trascende e include sempre il più basso. Ad esempio, le molecole sono meno numerose degli atomi. Quindi, c’è sempre una quantità minore di superiori e una maggiore di inferiori, senza eccezioni.

Ma in quell’esperienza l’identità cosciente è in realtà un’identità con il Tutto, con il Cosmo. E in essa tutti gli esseri, superiori o inferiori, sacri o profani, sono realmente visti come perfette manifestazioni dello Spirito così come sono.

Lo Spirito è il “livello” più alto dell’olarchia, ma è anche la struttura o la “carta” su cui è scritta l’intera olarchia. L’identità umana può certamente espandersi fino a includere il Tutto – chiamiamolo coscienza cosmica – in un’unione mistica.

L’identità umana si espande nello Spirito e quindi abbraccia il Cosmo – trascende tutto e include tutto; e questo va bene. Ma il numero di persone che sono effettivamente consapevoli di questa identità suprema è molto, molto piccolo. In altre parole, questa grande profondità è in realtà molto piccola. Come sempre, maggiore è la profondità, minore è l’estensione.

Ma in quell’esperienza l’identità cosciente è in realtà un’identità con il Tutto, con il Cosmo. E in essa tutti gli esseri, superiori o inferiori, sacri o profani, sono realmente visti come perfette manifestazioni dello Spirito così come sono.

La profondità ultima è quindi l’unità finale con l’Assoluto.

Ma questa realizzazione non avviene allo stesso modo in tutti gli esseri, anche se tutti sono manifestazioni dello Spirito. Questa realizzazione è il risultato di un processo evolutivo di sviluppo e trascendenza.

I teorici della rete della vita si concentrano generalmente sull’uguaglianza dell’essere e perdono di vista l’olarchia della realizzazione. Pensano che, poiché sia una formica che una scimmia sono manifestazioni perfette del Divino – e lo sono – allora non c’è alcuna differenza di profondità tra loro; ma questa idea è, in realtà, riduzionista.

Vogliamo che la nostra etica ambientale rispetti tutti gli oloni senza eccezioni, in quanto manifestazioni dello Spirito che sono; ma, allo stesso tempo, è importante fare delle distinzioni pragmatiche sul valore intrinseco di ogni essere. Così, è molto meglio dare un calcio a un sasso che a una scimmia, è molto meglio mangiare una carota che una mucca, ed è molto meglio nutrirsi di cereali che di mammiferi.

Un’altra caratteristica degli oloni è che il loro emergere ha una direzionalità. L’evoluzione ha quindi una direzione: un principio di ordine nel caos, come si dice. In altre parole, un impulso verso una maggiore profondità. In altre parole, non esiste la fortuna, ma emerge la profondità, per cui il valore intrinseco del Cosmo aumenta a ogni manifestazione.

L’evoluzione sta sperimentando un’ampia e diffusa tendenza a muoversi in una certa direzione (teli): verso una crescente complessità, differenziazione/integrazione, organizzazione/struttura e relativa autonomia. Queste sono alcune delle direzioni scientificamente accettate dell’evoluzione. Ciò non significa che non si verifichino regressioni e dissoluzioni – come già detto, la dissoluzione è una delle quattro capacità di ogni olone. Né significa che tutto lo sviluppo a breve termine debba seguire queste istruzioni. Come dice Michael Murphy, l’evoluzione serpeggia più che procedere in linea retta. Ma a lungo termine l’evoluzione ha un ampio telo (direzionalità e finalità), che è particolarmente evidente con l’aumento della differenziazione, per esempio da un atomo a un’ameba e da un’ameba a una scimmia.

Tutte queste descrizioni scientifiche possono essere riassunte come segue: la spinta fondamentale dell’evoluzione è l’aumento della profondità. Questa è la spinta trascendente del Cosmo: andare sempre più lontano, ma includendo ciò che è stato prima, aumentando la propria profondità. Maggiore è la profondità di un olone, maggiore è il suo grado di coscienza.

Coscienza e profondità sono sinonimi. Tutti gli oloni possiedono un certo grado di profondità, che aumenta con l’evoluzione, il che implica un aumento della coscienza. Per quanto gli atomi abbiano un certo grado di profondità, le molecole ne hanno di più; allo stesso modo, le cellule hanno più profondità delle molecole, le piante hanno più profondità delle cellule e i primati hanno più profondità delle piante.

Esiste uno spettro di profondità, o di coscienza, e l’evoluzione lo rende gradualmente manifesto. La coscienza si sviluppa sempre di più, aumentando la sua capacità di autoconsapevolezza. Così, si manifesta progressivamente con maggiore intensità.

E poichè la profondità è ovunque, la coscienza è ovunque. La coscienza non è altro che ciò che la profondità vede dall’interno. Pertanto, come la profondità e la coscienza sono ovunque, così lo è anche lo Spirito. E man mano che la profondità aumenta, la coscienza si risveglia e lo Spirito si sviluppa sempre di più. In altre parole, dire che l’evoluzione produce maggiore profondità significa semplicemente dire che sviluppa maggiore coscienza.

Tutto questo si può riassumere molto semplicemente: poiché l’evoluzione va “oltre” ciò che è stato prima, e poiché deve “inglobare” ciò che è stato prima, la sua stessa natura è quella di trascendere e includere. Possiede quindi una direzionalità intrinseca, una spinta segreta verso una crescente profondità, aumentando il suo valore intrinseco man mano che la coscienza lo fa.

[XXXII] pag. 167. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 6 Filosofia e psicologia integrale (*)

Nello sviluppo di questo capitolo, l’autore ha scelto di provare a riassumere il pensiero di una delle figure di spicco della filosofia integrale, Ken Wilber, su due aspetti importanti della filosofia integrale: la natura olonica della realtà e i quattro quadranti della manifestazione.

(*) In questo capitolo riassumeremo l’esposizione di questi temi da parte di Ken Wilber in alcune delle sue opere elencate nella sezione bibliografia.

[XXXI] pag. 153. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 5 La coscienza e le sue manifestazioni: tre possibilità.

Per completare la comprensione della questione dei livelli di coscienza, potrebbe essere utile guardarla da un’altra prospettiva. Questo capitolo è dedicato alla descrizione dei tre principali livelli di manifestazione della coscienza nel mondo animale e umano.

La coscienza si manifesta quindi in tre livelli o stadi:

  • Coscienza semplice.
  • Autocoscienza.
  • Coscienza cosmica/unitiva/mistica.

La coscienza semplice è quella posseduta dagli animali. È solo immanente e non ha accesso alla trascendenza. In questa coscienza non si può uscire da se stessi o guardare se stessi come testimoni.

L’autocoscienza è il livello predominante degli esseri umani di oggi. Con essa inizia l’accesso alla trascendenza, perché questa coscienza è sia immanente che trascendente.

A questo livello, l’individuo non è solo consapevole del proprio corpo o degli alberi che si trovano “là fuori”, ma può riconoscere se stesso come entità indipendente dal resto dell’Universo e iniziare a osservare i propri stati e processi mentali come oggetti della coscienza, come si osserva qualsiasi altra cosa.

In qualche modo, l’essere umano può uscire da se stesso e dire: “Credo che ciò che ho pensato sia “verità”, so che è “verità” e so che so che è “verità””.

Il linguaggio complesso è intimamente legato alla coscienza del sé. È il sistema oggettivo costruito sulla soggettività di questa coscienza. Sono come due facce della stessa medaglia.

La coscienza cosmica/unitiva/mistica è un’evoluzione della coscienza del sé, così come quest’ultima è un’evoluzione della coscienza semplice. Le prime due esistono ancora, ma la coscienza cosmica le include e le trascende (si veda quanto spiegato sulla natura olonica della realtà e sulle proprietà degli olon nel capitolo 6 di questo libro).

La coscienza cosmica è unitiva – non frammentata, come quella del sé – e comprende la vita e l’ordine dell’Universo.

Spiegare questa coscienza con il linguaggio non è un compito facile: il linguaggio, come abbiamo già visto, è più adatto a trattare la coscienza del sé, perché utilizza concetti, mentre la coscienza cosmica è al di sopra dei concetti mentali.

Oltre all’intuizione dell’unità, c’è in questa coscienza un’illuminazione intellettuale che di per sé pone l’individuo su un nuovo piano o, meglio, in una nuova dimensione dell’esistenza. Si potrebbe affermare che essa rende gli esseri umani che la possiedono una nuova specie.

In effetti, la classificazione tradizionale di tre livelli – mondo vegetale, mondo animale e mondo umano – potrebbe già essere insufficiente; una classificazione di cinque livelli potrebbe essere più orientativa:

– Mondo vegetale.

– Mondo animale senza secondo strato del cervello, cioè senza capacità emotiva: insetti, alcuni uccelli, anfibi, rettili, ecc.

– Mondo animale con capacità emotiva: cani, cavalli, delfini, ecc.

– Mondo umano con coscienza semplice e autocoscienza: centauri – un essere metà animale e metà umano, usato per descrivere gli esseri umani meno evoluti, che usano ancora molto la loro parte animale, l’istinto e le emozioni, oltre alla razionalità.

– Mondo umano con coscienza cosmica.

Altri sintomi della coscienza cosmica sono l’elevazione morale, la gioia interiore, una pace quasi “masticabile”, un senso di immortalità, la comprensione della perfezione dell’intera creazione divina e dello scopo dell’universo, la perdita del dualismo mentale e anche della paura, che è l’opposto dell’amore.

Solo un’esperienza personale di convivenza con questa coscienza può spiegare bene in cosa consiste. In caso contrario, è possibile studiare gli scritti e le testimonianze di coloro che l’hanno raggiunta, per avvicinarsi alla sua comprensione.

L’espansione della coscienza cosmica negli esseri umani sta ora accelerando, in accordo con lo scopo dell’Universo (evoluzione creativa), e c’è da aspettarsi che sempre più persone vi si stabiliscano. Si può ricordare qui l’idea dei campi morfogenetici e della massa critica da raggiungere perché il cambiamento avvenga in modo più ampio nell’Umanità. Benedetto XVI ha esposto questa idea ne “Il sale della terra”; ha spiegato come un piccolo numero di persone evolute possa agire “come il lievito nella pasta”.

Si tratta della coscienza dell’intelletto soprarazionale, cioè dell’intuizione e non del concetto.

Per vedere questo aspetto in modo più dettagliato, ricordiamo che esistono quattro stadi dell’intelletto:

– Mente percettiva;

– Mente ricettiva;

Sia la mente percettiva che quella ricettiva fanno parte della coscienza semplice.

– Mente concettuale, che include le due precedenti e vi aggiunge qualcosa di nuovo: il concetto di “io-coscienza”;

– mente intuitiva, cioè la coscienza cosmica.

Quest’ultima è la mente che permette senza limitazioni la perfetta espressione dell’anima nel mondo materiale. Ha un livello vibratorio più alto delle tre precedenti.

Pertanto, l’istinto e l’emozione sono pre-razionali, il concetto è razionale e l’intuizione è post-razionale.

La coscienza cosmica non considera il Cosmo come materia morta governata da leggi rigide e senza scopo, ma come qualcosa di spirituale, immateriale e profondamente vivo; comprende che non può esistere alcun male nella Creazione, perché non è fuori dalle mani di Dio; comprende anche i processi di apprendimento dell’Universo, che non sono la stessa cosa del “male”.

Molte delle cose comprese da chi possiede la coscienza cosmica possono sembrare assurde e incomprensibili alla coscienza del sé, più ancorata alla realtà materiale percepita attraverso i sensi e la mente razionale.

La nascita della coscienza cosmica è molto simile alla nascita dell’autocoscienza sulla coscienza semplice. Nelle manifestazioni più elevate dell’autocoscienza, la mente si carica di concetti sempre più complessi e numerosi e all’improvviso, quando le condizioni sono favorevoli per manifestare questa potenzialità, avviene la fusione di alcuni di essi e dei loro elementi morali. Il risultato è un’intuizione speciale, nonché l’insediamento della persona nella mente intuitiva o, in altre parole, nella coscienza cosmica.

L’evoluzione della mente è uniforme. La mente ricettiva è composta da molte percezioni. Un concetto nasce da numerose ricezioni e l’intuizione si costruisce a partire da un gran numero di concetti.

Una persona che ha la coscienza cosmica userà quella del sé – che è ancora a sua disposizione, così come quella semplice – per funzionare praticamente nella vita e per comunicare attraverso il linguaggio, ma sempre sotto l’illuminazione di questa nuova luce.

L’accesso a questa coscienza non è arbitrario; è un “dono” disponibile per tutti, a cui si accede quando si diventa “corrispondenti” a riceverlo. Richiede una personalità evoluta e perfezionata nella coscienza di sé, che presuppone un certo grado di pace acquisita come condizione preliminare per la sua comparsa, come regola generale.

Questo non vuol dire che non ci possano essere eccezioni nell’Universo, perché tutto è possibile nell’Universo. Prendiamo, ad esempio, il caso di San Paolo.Se il racconto storico è vero, San Paolo era nella coscienza di sé, con molto da perfezionare, e fu buttato giù da cavallo da un fulmine che apparentemente lo accecò per alcuni giorni. Quando si rialzò, era già installato nei livelli superiori della coscienza cosmica. Con le conoscenze odierne sul funzionamento dell’Universo, si potrebbe ipotizzare che questo fascio di luce sia stato una “illuminazione” che ha avuto l’effetto di aumentare artificialmente e improvvisamente la sua frequenza vibrazionale, portando così alla sua manifestazione corrispondente (coscienza cosmica) senza passare per il solito processo.

Inoltre, questo fatto, che poteva sembrare ingiusto per le conoscenze precedenti, ora può essere compreso, perché oggi si sa che nel Cosmo non esistono né il caso né l’arbitrio, ma corrispondenze matematicamente esatte. Come ogni altra cosa, anche questo fatto era “perfetto e necessario”, altrimenti non sarebbe accaduto. Si sa anche che il futuro possiede un potere causale sul presente pari a quello del passato, per cui è possibile ipotizzare che la dedizione futura di San Paolo, nota a Dio ma non agli uomini, possa averlo fatto corrispondere a questo “salto”. Inoltre, questo non è l’unico caso simile conosciuto nella storia.

Le persone con coscienza cosmica possiedono un magnetismo speciale, percepibile e percepito dagli altri; la loro presenza modifica il campo energetico di tutti e la loro alta energia vibrazionale è molto contagiosa, più dell’influenza.

Con l’apparizione di questa coscienza, alcune facoltà mentali inferiori, come il senso del peccato, la paura della morte o i desideri di ricchezza, potere, ecc.

La coscienza cosmica è la prima apertura del Regno di Dio interiore di cui parla il Vangelo. Le persone che vi entrano sperimentano una serie di trasformazioni fisiche: gli altri le definiscono spesso “radiose”, c’è una grande riduzione delle malattie fisiche e il processo di invecchiamento viene rallentato.

Non si deve pensare che, essendo entrati nella coscienza cosmica, si sia infallibili. In un certo senso, le persone che si aprono per la prima volta ad essa diventano un po’ “bambini”, nel senso che lasciano il terreno “conosciuto” del vecchio e si aprono a una nuova fase in cui molte cose devono essere reimparate. Questo è il senso del comando evangelico di “diventare come bambini” per entrare nel Regno.

Gli esseri umani non hanno ancora sviluppato la maestria in questa coscienza, tranne un piccolo numero di individui isolati nel corso della storia.

Anche a questo livello è necessario distinguere la saggezza dall’ignoranza, come è stato necessario ai livelli precedenti. Ciò che accade è che nella coscienza cosmica tutto va molto più veloce, allo stesso modo in cui quando un razzo viene lanciato nello spazio, all’inizio è necessaria la massima quantità di energia, ma quando il razzo acquista velocità e lascia l’atmosfera, i motori possono essere spenti perché c’è meno resistenza.

Questo livello, come tutto il resto dell’Universo, è un processo e progredisce attraverso percorsi di purificazione successivi molto rapidi. Una volta raggiunto, c’è ancora spazio per il perfezionamento, come in una personalità disfunzionale che si trova nella coscienza di sé. Sebbene nella coscienza cosmica vi sia una totale (o quasi) scomparsa dell’ego, anche l’assenza di ego deve essere perfezionata.

Il potere della coscienza cosmica può essere utilizzato solo quando è allineato con lo scopo dell’Universo e scompare se l’intenzione è contaminata. L’elevazione morale che caratterizza questo livello non permette a nessun’altra opzione di apparire possibile o attraente.

Lo sapeva bene il mistico Sant’Agostino quando pronunciò la sua famosa frase: “Ama e fai ciò che vuoi”. In altre parole, mettetevi nella coscienza cosmica, da lì non si può fare nulla di “cattivo”.

Un altro aspetto importante è sapere che nessuno raggiunge questo livello di coscienza solo attraverso l’ortodossia. La porta d’accesso non è l’osservanza di regole di comportamento, per quanto rigide possano essere; al contrario, finché una persona non si eleva al di sopra dell’ortodossia e delle convenzioni, non può accedere a questo livello.

I prerequisiti per l’ingresso sono la pace interiore, l’intenzione di servizio, il coraggio di aprirsi a un’esperienza psichica interiore diversa – cioè di aprirsi alla Grazia, all’attrazione esercitata dalle energie vibrazionali più alte su quelle più dense – l’apertura del cuore e l’umiltà di diventare bambini e di reimparare.

Gli studiosi di questo argomento sostengono che non si è mai verificato un caso di persone che abbiano avuto accesso a questo livello quando lo scopo principale della loro vita era solo il progresso materiale. Sembra che la chiave d’accesso non sia basata sul possesso di grandi facoltà nella precedente coscienza, quella del sé, ma sull’uso intenzionale di tali facoltà. L’intenzione è il motore che spinge in questa coscienza.

Nessuno che sia nella coscienza del sé può capire ciò che accade a questo livello; allo stesso modo, chi è ancora nella coscienza semplice non può capire chi ha raggiunto la coscienza del sé. Tuttavia, chi è già arrivato al livello della coscienza cosmica può comprendere entrambi i fenomeni, ed è quindi l’unico che può adattarsi ad essi.

La saggezza dell’autocoscienza è di scarsa utilità per chi è entrato nella coscienza cosmica. A sua volta, ciò che sembra ovvio per quest’ultima può talvolta essere sconcertante, sconcertante e assurdo per chi rimane nella coscienza del sé.

Dalla coscienza cosmica l’esperienza dell’essere umano sulla terra è vista come necessaria per l’evoluzione del suo essere spirituale.

Un’altra caratteristica di questo livello è la ricerca di periodi di silenzio e di raccoglimento. Sembra che le cose del mondo precedente non siano più interessanti, o non lo siano più come un tempo. Ci si concentra maggiormente su ciò che era la porta d’ingresso: la purezza dell’intenzione, la pace e il desiderio di servizio.

Dio fornisce sempre gli strumenti (interiori ed esteriori) a chi si mette al “servizio” con la giusta intenzione: l’Universo ci mostra la sua Legge. Questa fiducia è stata riscontrata nei grandi leader spirituali della storia, che spesso hanno iniziato i loro progetti con poche o nessuna risorsa, sapendo che sarebbero “apparsi” al momento giusto.

Un’altra caratteristica di questo livello è che il matrimonio o la partnership, concepiti a partire dalla coscienza del sé, diventano privi di significato. Le persone a questo livello di solito non hanno un partner e, se ce l’hanno, si concentrano solo sulla crescita e sulla libertà del loro partner; è impossibile a questo livello sperimentare il desiderio di possesso, la gelosia o la dipendenza. Il sesso non è più necessario, anche se è possibile come libera scelta, impegnata, esclusiva e stabile, sempre all’interno di un forte legame spirituale.

Sembra, quindi, che sia possibile pensare all’esistenza di tre mondi diversi:

– Mondo dell’azione naturale: non è fisso né nella sua essenza né nelle sue proprietà.

– Mondo della comprensione spirituale: è fisso nella sua essenza, ma variabile nelle sue proprietà.

– Mondo divino o mondo dell’amore: è fisso sia nella sua essenza che nelle sue proprietà.

Per la prima volta nella storia dell’umanità, la scienza occidentale ha iniziato a studiare con metodo scientifico le caratteristiche della coscienza cosmica, la cui conoscenza era stata finora riservata ai mistici.

Va inoltre notato che tra i limiti della coscienza del sé e l’inizio della coscienza cosmica può esserci una sorta di “zona nebulosa” in cui la coscienza cosmica fa più o meno luce fino a quando non ci si trova pienamente in essa. L’esperienza personale in questa fase “nebulosa” è come avere un piede nella coscienza del sé e un piede nella coscienza cosmica, e appoggiarsi su un piede o sull’altro a seconda del momento particolare e della questione su cui è fissata la propria attenzione. In questi momenti iniziali della nuova coscienza, alla comparsa della minima sollecitazione, si ritorna rapidamente al “piede” della coscienza dell’io.

Dalla coscienza cosmica, Dio è visto come colui che non ha un secondo. Nulla esiste al di fuori di Dio. Isaia ha detto: “Io sono Dio e non c’è altro”. Se esistesse qualcosa al di fuori di Dio, lo limiterebbe immediatamente, perché allora sarebbe “Uno al di fuori di un secondo, e non Uno senza un secondo”.

Nella coscienza cosmica non esistono la condanna, il peccato, il male o la morte. Questo può essere un confronto con la coscienza di sé, ma è chiaro per la coscienza cosmica.

È ben riassunto da una frase di San Paolo:

“La legge dello spirito di vita, che è in Cristo Gesù, mi ha liberato dalla legge del peccato e dalla morte”. (Romani 8,2).

Un altro aspetto importante da notare nella descrizione della coscienza cosmica è il fatto che quando appare porta sempre con sé corrispondenti cambiamenti fisici e mentali negli individui che la raggiungono. Alcuni o tutti i seguenti sintomi fisici e mentali accompagnano la comparsa di questa coscienza:

– Sensazione di luminosità esterna e interna. La persona percepisce l’esterno e il proprio interno come immersi in una luminosità più intensa.

– Sensazione travolgente di stupore e di estasi.

– Convinzione assoluta della realtà dell’esperienza.

– Senso di infinito e conoscenza non limitata alla costruzione mentale.

– Certezza della propria immortalità.

– Rafforzamento sostanziale del sistema immunitario.

– Illuminazione intellettuale.

– Stasi del corpo emotivo.

– Sensazione chiara e vivida di un incontro con l’intelligenza suprema di un essere divino e onnisciente.

Indipendentemente dal fatto che l’esperienza comprenda o meno delle visioni, essa produce una profonda alterazione della personalità e dei canali di osservazione dell’individuo. Si apre una nuova zona di percezione all’interno della quale la coscienza inizia a percepire se stessa.

È sbagliato pensare che gli stati alterati di coscienza raggiunti con l’LSD e altre sostanze abbiano qualcosa a che fare con la vera esperienza mistica. Sebbene quest’ultima sia inspiegabile attraverso i concetti e il linguaggio, assomiglia a una combinazione di Grazia, bellezza, armonia, pace, grandezza, rottura, stupore, beatitudine e Amore, tutti di un’intensità tale che la mente è paralizzata dall’impatto dell’estasi. Le esperienze indotte da sostanze, invece, possono essere eccitanti, ma spesso disorientano piuttosto che ispirare e non si integrano con la personalità; piuttosto spingono l’ego verso percezioni distorte e tendono a creare dipendenza piuttosto che trasformazione.

Quando si verifica un’autentica esperienza mistica, essa ha un effetto importante sulla mente che porta a una trasformazione della vita dell’individuo; produce una certezza assoluta dell’esistenza e della presenza di Dio, anche nelle menti più scettiche.

La falsa idea che l’esperienza mistica avvenga in modo diverso per le persone di diverse tradizioni – cristiani, buddisti, indù, sufi, ebrei, eccetera – ha generato confusione su questo tema e ha storicamente limitato gli scritti dei ricercatori a una particolare tradizione. È necessario approfondire la ricerca in questo campo, esaminando ciò che è unico e ciò che è comune alle esperienze dei mistici di diverse tradizioni. Ciò che è certo è che il cervello, la mente e il sistema nervoso di tutti coloro che hanno sperimentato questo processo sono diventati più risonanti, con un tipo di intelligenza più sottile a cui i cervelli e le menti più ordinari non rispondono.

La progressione dell’umanità verso questo tipo di coscienza è predestinata nel suo percorso evolutivo, così come lo è stato l’emergere della coscienza dell’Io rispetto alla coscienza semplice.

Poiché è dimostrato che tutte le idee e i concetti religiosi, così come tutti i rituali e le forme di preghiera, devono la loro esistenza a un impulso evolutivo all’interno dell’essere umano, l’umanità entrerà in risonanza con un certo stato mentale. In questa risonanza, le leggi che regolano questo processo spirituale saranno comprese e la loro osservanza diventerà comune come quella delle regole di igiene corporea di oggi. Gli esseri umani comprenderanno sempre più come il mondo spirituale sia governato da leggi proprie, così come il mondo della materia ha le sue.

[XXX] pag. 151. Un nuovo paradigma della realtà? > Cap. 4 Lo sviluppo della linea cognitiva – 4.9: Il livello non-duale.

4.9 Il livello non-duale

Rappresenta la fine della divisione tra Creatore e creatura. È il livello da cui Gesù ha parlato quando ha detto: “Io e il Padre siamo una cosa sola”.

Meister Eckhart in Occidente, così come Chogyan Trungpa e Paramahansa Yogananda in Oriente sono alcuni degli esempi di persone che lo hanno raggiunto. È il livello della “visione beatifica” descritta da alcuni mistici cristiani.

Costituisce la fine dell’evoluzione cognitiva della coscienza umana. Da qui l’anima continuerà a evolversi, ma con esperienze in esseri non fisici.

Se il livello precedente, quello causale, è caratterizzato da una profonda pace interiore, il livello non-duale è caratterizzato da una gioia intensa o “estasi”. Non è possibile raggiungere questo livello senza prima rinunciare a tutte le polarità.

In un certo senso, si può dire che questo non è solo l’ultimo livello, ma anche la cornice all’interno della quale si sviluppano gli altri livelli fino a questo. Questa è la “resa” finale.

Ramana Maharshi, il grande mistico indù, ha scritto da questo livello:

“Il mondo è illusorio. Solo Dio (“Brahman”) è reale. Dio (“Brahman”) è il mondo”.

Le prime due linee possono rappresentare il livello causale, mentre la terza è già non-duale (l’unione della non-forma con il mondo della forma). Dio trascende tutti i mondi e li include tutti.

Al livello non-duale il mondo non è più percepito in questa o quella forma e, comunque, in un modo che possa essere descritto in termini di concetti o di linguaggio lineare. Viene percepito “direttamente”, senza “filtri” o “occhiali” di alcun colore, che inevitabilmente esistevano fino a quando non si raggiungeva questo livello.

Per entrarvi, bisogna svuotarsi di tutto per essere riempiti di Dio. Anche la polarità positivo-negativo, bene-male, deve essere trascesa per potersi affermare qui. Gli elementi sono visti come complementari nell’Unità, il Tutto.

L’intera creazione materiale ha un solo scopo: far ascendere evolutivamente le anime a questo livello.

Non nega la legittimità della legge, dell’etica o della logica sul piano fisico, purché si ricordi che queste discipline razionali sono dualistiche (e quindi intrinsecamente fallaci) e si riconosca la supremazia della coscienza e della saggezza interiore su tutto il resto.